CAP. V

GEOGRAFIA PENITENZIARIA.

PROFILI EMPIRICI (1950-1997)

 

  

 

1.

Cifre del controllo penale della criminalità

La repressione penale delle condotte criminali è uno dei centri di gravitazione del complesso meccanismo della giustizia che, per così dire, seleziona e incanala il "materiale umano" verso la pena detentiva.

Essendo, in Italia, il controllo sociale per gran parte incentrato sulle politiche penali della criminalità, ne consegue che gli apparati repressivi acquisiscano un ruolo primario. Quello della giustizia penale si rivela essere un sottosistema prevalentemente repressivo, incardinato sulle politiche dell’allarme sociale e della difesa attiva contro quelle condotte devianti e criminali ritenute disfunzionali rispetto al quadro delle regole, delle norme e dei valori codificati.

Stando, così, le cose, riveste una particolare importanza far emergere il rapporto che si va istituendo, nei diversi cicli storici, tra autorità giudiziaria e condotte criminali.

Cominciamo col rilevare i delitti denunciati, per i quali l’Autorità Giudiziaria ha dato inizio all’azione penale, nel fase 1950-1991.

Tab. 1 - Delitti denunciati per i quali l’A.G. promuove

l’azione penale: 1950-91

 

R E A T O

 

ANNO

omicidi

furti

rapine

sequestri

estorsioni

altri

delitti

TOTALE

1950

2.391

281.244

3.593

422.828

710.056

1951

2.380

271.588

3.753

427.585

705.306

1952

2.135

250.902

3.281

464.807

721.125

 

Tab. 1 - Delitti denunciati per i quali l’A.G. promuove

l’azione penale: 1950-91 (segue)

 

R E A T O

 

ANNO

omicidi

furti

rapine

sequestri

estorsioni

altri

delitti

TOTALE

1953

1.773

230.909

2.595

480.292

715.569

1954

1.785

252.494

2.766

547.127

804.172

1955

1.935

239.414

3.042

464.439

708.830

1956

1.918

259.809

3.017

470.710

735.454

1957

1.748

274.240

2.752

482.259

760.999

1958

1.701

274.895

2.984

481.901

761.481

1959

1.679

288.413

2.876

557.499

850.467

1960

1.614

304.891

3.018

510.699

820.222

1961

1.610

314.614

3.293

544.053

863.570

1962

1.539

327.110

3.020

527.152

858.821

1963

1.418

354.107

2.850

511.272

869.647

1964

1.422

372.313

3.058

526.622

903.415

1965

1.355

360.245

2.866

524.871

889.337

1966

1.246

394.651

2.838

536.279

935.014

1967

1.359

418.327

2.934

569.917

992.537

1968

1.274

404.234

3.036

481.238

889.782

1969

1.182

452.954

3.018

452.679

909.833

1970

1.382

546.312

3.170

464.520

1.015.330

1971

1.497

74.137

4.660

501.857

1.225.151

1972

1.474

93.406

4.937

463.841

1.404.658

1973

1.774

1.126.601

7.733

455.001

1.591.109

1974

1.761

1.350.207

9.593

451.932

1.813.493

1975

1.759

1.527.662

11.447

498.631

2.039.499

1976

1.978

1.627.895

14.054

500.903

2.144.830

1977

2.165

1.336.897

18.893

554.098

1.912.053

1978

2.063

1.393.601

21.026

634.072

2.050.762

1979

2.100

1.440.735

22.783

635.551

2.101.169

1980

2.094

1.325.000

24.403

567.993

1.919.651

1981

2.476

1.287.291

28.206

634.505

1.952.478

1982

2.573

1.400.814

35.618

606.100

2.045.114

1983

2.434

1.386.940

40.350

613.046

2.042.770

1984

2.051

1.318.527

39.976

617.785

1.978.339

1985

2.115

1.217.142

42.524

738.655

2.000.436

 

 

Tab. 1 - Delitti denunciati per i quali l’A.G. promuove

l’azione penale: 1950-91 (segue)

 

R E A T O

 

ANNO

omicidi

furti

rapine

sequestri

estorsioni

altri

delitti

TOTALE

1986

2.000

1.194.297

45.722

788.154

2.030.173

1987

2.281

1.314.696

46.992

841.017

2.204.986

1988

2.241

1.343.443

43.780

844.466

2.233.930

1989

2.813

1.366.996

51.949

851.337

2.273.095

1990

3.083

1.377.200

61.358

556.433

1.998.074

1991(*)

3.276

1.626.434

57.223

614.369

2.301.302

(*) I dati relativi al 1991 sono aggiornati al 31 ottobre, anziché al 31 dicembre.

Fonte: Istat

Proviamo a sezionare il dato per cicli storici:

Tab. 2 - Delitti denunciati per i quali l’A.G. promuove

l’azione penale suddivisi per cicli storici

 

R E A T O

 

ANNI

omicidi

furti

rapine

sequestri

estorsioni

altri

delitti

TOTALE

1950-1960

21.059

2.928.799

33.677

5.310.146

8.293.681

1961-1970

13.787

3.944.867

30.083

5.138.603

9.127.340

1971-1980

18.665

12.810.302

139.524

5.263.879

18.232.375

1981-1990

24.067

23.392.152

436.525

7.091.507

30.944.251

TOTALE

77.578

43.076.120

639.809

22.804.135

66.597.647

Come si vede, l’incidenza maggiore è giocata dai furti che subiscono la seguente impennata:

1) nel ciclo 1950-1960 costituiscono il 35,3% del totale;

2) nel ciclo 1961-1970, il 43,2%;

3) nel ciclo 1971-1980, il 70,2%;

4) nel ciclo 1981-1990, 75,5%.

L’altro dato che rimbalza subito in evidenza è lo sviluppo che i reati subiscono, a partire dal 1971.

Il ciclo 1971-80, a confronto del precedente 1961-70, fa registrare i seguenti incrementi:

1) il numero degli omicidi aumenta di 4.878 unità ad un tasso di crescita del 26,1%;

2) quello dei furti, di 8.865.435 ad un tasso di crescita del 69,2%;

3) quello delle rapine, dei sequestri e delle estorsioni, di 109.441 unità ad un tasso di crescita del 78,4%;

4) quello degli altri deltti, di 125.276 ad un tasso di crescita del 2,3%;

5) in totale si verifica un aumento pari a 9.105.035 unità ad un tasso di crescita del 49,9%.

Comparando, inoltre, il ciclo 1971-80 a quello del 1981-1990, si registrano i seguenti incrementi:

1) il numero degli omici aumenta di 5.402 unità ad un tasso di crecita del 22,4%;

2) quello dei furti, di 10.581.850 ad un tasso di crescita del 45,2%;

3) quello delle rapine, dei sequestri e delle estorsioni, di 297.001 ad un tasso di crescita del 68%;

4) quello degli altri delitti, di 1.827.628 ad un tasso di crescita del 25,7%;

5) in totale si registra un aumento pari a 35.653.396 unità ad un tasso di crescita del 53,53%.

Con dati alla mano, possiamo assumere, pertanto, l’anno 1971 come spartiacque nella crescita del fenomeno della criminalità e della devianza nel nostro paese.

Le ragioni di ciò vanno, in parte, ricercate nel fatto che l’anno si colloca al terminale di un decennio di grandi fenomeni di trasformazione sociale ed economica e, in parte, nella circostanza che il periodo si caraterizza per una forte conflittualità sociale, che diparte dall’autunno caldo del 1969 e, ancor prima, dalle lotte sindacali per i rinnovi contrattuali della prima metà degli anni ‘60.

Esaminiamo in dettaglio la questione, articolando più puntualmente il numero dei delitti per tipologia di reato e proponendo un raffronto tra gli anni 1971, 1972 e 1973.

 

 

 

 

 

Tab. 3 - Delitti denunciati per tipologia di reato:

valori assoluti e variazioni percentuali 1971, 1972, 1973

Delitti denunciati

Dati in valore assoluto

D (%)

D (%)

 

1971

1972

1973

72/71

73/72

1) contro la persona

184.382

184.382

170.303

 

-7,6

- contro la vita

7.319

7.980

8.436

+9,0

+5,7

- contro l’inc. lib. pers.

153.477

154.283

141.613

+0,5

-8,2

- ingiuria e diffamazione

23.586

22.139

20.254

-6,2

-8,5

2) contro la famiglia

16.721

15.453

13.742

-7,6

-10,9

- viol. obb. Assic. fam.

10.644

9.409

8.063

-11,6

-14,3

- maltrattamenti

4.581

4.407

4.319

-2,3

-1,9

- altri

1.496

1.337

1.360

-10,6

+1,7

3) con. moral. e b. cost.

9.245

8.919

8.866

-3,5

-0,4

4) contro int. san. Stirpe

237

270

286

+13,9

+5,9

5) contro il patrimonio

803.060

991.372

1.189.402

+23,4

+20,0

- furto

747.137

934.372

1.126.601

+25,1

+20,6

- rap. estors. Sequestro

4.660

4.937

7.773

+5,9

56,6

- danni cose, anim. pers.

22.257

22.993

27.461

+3,3

+19,0

- truffa e frodi

29.006

29.036

27.607

+0,1

-4,9

6) con. econ. ind. comm.

138.174

105.535

110.481

-23,6

+4,7

7) contro incol. pubblica

9.422

6.008

11.862

-36,2

+97,4

8) contro fede pubblica

20.760

18.548

26.212

-10,7

41,3

9) contro pers. Stato

428

770

575

+79,9

-25,3

10) contro Pub. Amm.

30.402

27.858

23.230

+57,4

-51,4

- omiss. atti ufficio

19.435

15.829

11.525

-18,6

-27,2

- violenza, resist. Oltrag.

10.455

11.532

11.214

+16,3

-2,8

- peculato, malversazion.

497

491

 

-2,9

-1,2

11) contro Amm. Giust.

6.582

6.799

6.497

+3,3

-4,4

12) contro ordine pubb.

609

621

526

+2,0

-15,3

13) cont. sent. religioso

118

127

151

+7,6

18,9

14) altri delitti

35.011

37.976

28.956

+8,5

-24,8

TOTALE

1.255.151

1.424.620

1.591.109

+13,5

+11,6

Fonte: Istat

Come mostra la tabella, l’incidenza maggiore è dei delitti contro il patrimonio e contro la persona. All’interno di queste tipologie, il furto fa registrare il numero più elevato di casi e conosce nel 1972 una crescita del 25,1%; mentre nel 1973 la crescita è leggermente inferiore: 20,6%. Preoccupante è l’incremento delle rapine, estorsioni e sequestri: nel 1973 aumentano ad un tasso annuo del 56,6. Ancora più consistente è l’aumento percentuale fatto registrare nel 1973 dai delitti contro l’incolumità pubblica: 97,4%! Sul piano generale, però, il tasso di crescita della criminalità nel 1973 scende all’11,65; mentre era del 13,5% nel 1972.

Fatta questa veloce panoramica su un tornante storico importante della vita repubblicana italiana, possiamo continuare il nostro discorso.

Essenziale ai fini della nostra ricerca è la rilevazione degli indici percentuali di criminalità.

Gli indici di criminalità ricavabili sono due:

1) quello desumibile dal numero di azioni penali promosse dall’ Autorità Giudiziaria;

2) quello desumibile dal numero di delitti denunciati all’Autorità Giudiziaria dalle FF.OO.

Se indichiamo con:

1) P la popolazione residente in Italia;

2) D il numero dei delitti per i quali l’Autorità giudiziaria promuove l’azione penale;

3) I1 l’indice di criminalità relativo alle azione penali promosse;

4) R il numero dei delitti denunciati dalle FF.OO. all’Autorità Giudiziaria;

5) I2 il quoziente di criminalità relativo ai delitti denunciati dalle FF.OO. all’Autorità Giudiziaria;

avremo che

 

I1 = (D : P) x 100

 

I2 = (R : P) x 100

 

Sicché, volendo ottenere l’indice generale totale di criminalità (I), dobbiamo procedere alla seguente somma:

 

I = I1 + I2

 

Fatte queste premesse, possiamo passare alla individuazione degli indici di criminalità, relativamente al periodo storico 1971-1990.

 

Tab. 4 - Indici di criminalità: 1971-1990

Anno

Pop. Residente

Delitti

A.G.

Delitti FF.OO.

I1

(%)

I2

(%)

1971

54.179.000

1.255.151

626.644

2,31

1,15

1972

54.646.000

1.404.658

685.9947

2,57

1,25

1973

55.180.000

1.591.109

715.420

2,88

1,29

1974

55.645.000

1.813.493

754.011

3,25

1,33

1975

56.014.000

2.039.499

770.569

3,46

1,37

1976

56.322.000

2.144.830

767.427

3,80

1,36

1977

56.599.000

1.912.053

914.240

3,37

1,61

1978

56.828.000

2.050.762

1.075.990

3,60

1,89

1979

56.999.000

2.101.169

1.103.536

3,68

1,93

1980

57.140.000

1.919.651

1.139.201

3,36

1,99

1981

56.536.000

1.952.478

1.180.421

3,45

2,08

1982

56.742.000

2.045.114

1.123.655

3,60

1,98

1983

56.929.000

2.042.770

1.207.242

3,58

2,12

1984

57.080.000

1.978.339

1.273.694

3,46

2,23

1985

57.202.000

2.000.436

1.364.000

3,49

2,38

1986

57.278.000

2.030.173

1.403.214

3,54

2,45

1987

57.399.000

2.204.986

1.867.035

3,84

3,23

1988

57.505.000

2.233.930

1.894.327

3,88

3,29

1989

57.576.000

2.273.095

2.053.522

3,94

3,56

1990

57.746.000

1.998.074

2.502.305

3,46

4,33

Fonte: Istat

Possiamo, dunque, procedere alla rilevazione dell’indice generale di criminalità.

Tab. 5 - Indice generale di criminalità: 1971-1990

Anno

Popolazione residente

Indice gen. di criminalità (%)

1971

54.179.000

3,46

1972

54.646.000

3,82

1973

55.180.000

4,17

1974

55.645.000

4,60

1975

56.014.000

5,01

1976

56.322.000

5,16

1977

56.599.000

4,98

1978

56.828.000

5,49

Tab. 5 - Indice generale di criminalità: 1971-1990 (segue)

Anno

Popolazione residente

Indice gen. di criminalità (%)

1979

56.999.000

5,61

1980

57.140.000

5,30

1981

56.536.000

5,53

1982

56.742.000

5,58

1983

56.929.000

5,70

1984

57.080.000

5.69

1985

57.202.000

5,87

1986

57.278.000

5,99

1987

57.399.000

7,09

1988

57.505.000

7,17

1989

57.576.000

7,50

1990

57.746.000

8,56

I dati si prestano a due considerazioni generali:

1) nell’arco nel ventennio considerato, la popolazione residente passa da 54.179.000 a 57.746.000, con un incremento in valore assoluto di 3.567.000, pari ad una crescita del 6,17%;

2) l’indice generale di criminalità passa dal 3,46% all’8,56%, con un incremento del 59,57%.

Vale a dire che, di fronte all’aumento del 6,17% della popolazione residente, l’indice generale di criminalità aumenta ben del 59,57%! Il complesso dei processi storici, delle ragioni sociali e delle opzioni individuali che stanno alla base di una crescita poco significativa della popolazione residente si orienta, dunque, nella direzione di una lievitazione dell’indice di criminalità. Lievitazione, peraltro, confermata dal dato relativo ai condannati, considerando egualmente il ventenio 1971-1990.

Tab. 6 - Numero di condannati secondo il sesso: 1971-1990

 

Totale

Valori assoluti

Valori percentuali

Anno

Condannati

Uomini

Donne

Uomini

Donne

1971

82.255

69.125

13.130

84,04

15,96

1972

88.843

79.952

13.891

84,36

15,64

Tab. 6 - Numero di condannati secondo il sesso:

1971-1990 (segue)

 

Totale

Valori assoluti

Valori percentuali

Anno

Condannati

Uomini

Donne

Uomini

Donne

1973

88.400

74.340

14.060

84,10

15,90

1976

81.292

70.041

11.251

86,16

13,84

1977

110.083

94.611

15.472

85,95

14,05

1978

103.023

89.541

13.482

86,91

13,09

1979

110.683

95.895

14.788

86,64

13,36

1980

134.344

116.091

18.253

86,41

13,59

1981

131.820

113.979

17.841

86,47

13,53

1982

121.374

105.025

16.349

86,53

13,47

1983

124.463

107.133

17.330

86,08

13,92

1984

110.551

96.368

14.183

87,17

12,83

1985

111.931

96.297

15.634

86,03

13,97

1986

113.828

98.113

15.715

86,19

13,81

1987

97.609

84.959

12.650

87,04

12,96

1988

105.101

91.591

13.510

87,15

12,85

1989

98.893

84.717

14.176

85,67

14,33

1990

118.116

103.248

14.868

87,41

12,59

 

 

 

 

 

 

Totale

1.937.609

1.671.026

266.583

86,24

13,76

Fonte: Istat

Il numero dei condannati passa da 82.255 del 1971 a 118.116 del 1990, toccando la sua punta massima nel 1980, attestandosi alla quota ragguardevole di 134.344, per poi scendere progresivamente fino a 97.609 nel 1987, prima di cominciare di nuovo a risalire.

La differenza di valore tra il 1971 e il 1990 è di 35.861 unità, par ad un incremento di ben il 30,36%.

Come mostra con evidenza la tabella, la percentuale largamente maggioritaria dei condannati spetta al sesso maschile. Considerando l’intero ventennio, i condannati maschi assommano all’86,24%, mentre le donne al 13,76%. Osservando gli spostamenti annuali della percentuale, rileviamo come le quote maschili siano andate aumentando e quelle femminili diminuendo: gli uomini condannati passano dall’84,04% del 1971 all’87,41% del 1990; mentre le donne, passano dal 15,96% al 12,59%.

2.

Variazioni, composizione e valori della popolazione detenuta

I dati relativi alle variazioni cicliche e alla composizione della popolazione detenuta costituiscono una delle basi empiriche che "esibiscono" con maggiore netteza le logiche e gli assetti dei sistemi e sottosistemi penitenziari.

Iniziamo con l’individuare la quota annuale della popolazione detenuta nella fase 1959-1992, disaggregandola per posizione giuridica.

Tab. 7 - Popolazione detenuta per posizione giuridica:

valori assoluti, 1960-1993

 

 

Posizione giuridica

Anno

Totale

Imputato

Condannato

Internato

1960

35.642

13.924

18.730

2.988

1961

35.393

14.081

18.167

3.145

1962

35.627

13.403

19.294

2.930

1963

32.005

13.294

15.983

2.728

1964

34.835

14.378

17.834

2.623

1965

36.158

15.160

18.588

2.410

1966

25.125

12.264

10.400

2.461

1967

28.815

14.036

12.486

2.293

1968

30.998

14.204

14.578

2.216

1969

32.754

14.275

16.440

2.039

1970

21.379

11.204

8.244

1.931

1971

25.960

14.644

9.444

1.872

1972

27.603

14.245

11.435

1.923

1973

26.987

13.432

11.744

1.811

1974

28.216

15.194

11.673

1.349

1975

30.276

17.681

11.642

1.403

1976

29.973

17.599

11.186

1.118

1977

32.337

18.522

12.557

1.258

1978

26.424

18.159

6.452

1.813

1979

28.606

18.806

8.065

1.735

1980

31.765

20.851

9.191

1.273

1981

29.506

20.254

7.500

1.752

Tab. 7 - Popolazione detenuta per posizione giuridica:

valori assoluti, 1960-1993 (segue)

 

 

Posizione giuridica

Anno

Totale

Imputato

Condannato

Internato

1982

35.043

24.004

9.294

1.745

1983

40.225

27.080

11.419

1.726

1984

42.795

27.342

13.592

1.861

1985

41.536

24.326

15.528

1.682

1986

33.609

20.099

11.906

1.604

1987

31.773

18.615

11.617

1.541

1988

31.382

16.383

13.557

1.442

1989

30.680

14.235

15.048

1.397

1990

25.931

13.779

10.938

1.214

1991

35.469

19.875

14.319

1.275

1992

1993(*)

47.316

50.397

25.343

26.655

20.567

22.323

1.406

1.419

(*) I dati del 1993 sono aggiornati al 15 marzo

Fonte: Istat

Analizzando il dato, osserviamo che:

1) il numero totale dei detenuti passa dai 35.642 del 1960 ai 47.316 del 1992; con un incremento in valore assoluto di 11.674 unità: vale a dire del 24,67%;

2) il numero degli imputati passa dai 13.924 del 1962 ai 25.343 del 1990; con un incremento in valore assoluto di 11.419 unità: vale a dire del 45,05%;

3) il numero dei condannati passa dai 18.730 del 1960 ai 20.567 del 1992; con un incremento in valore asoluto di 1.837 unità: vale a dire dell’8,93%;

4) il numero degli internati passa dai 2.988 del 1960 ai 1.406 del 1992; con un decremento in valore assoluto di 1.582 unità: vale a dire del 112,5%.

Quello che colpisce è verificare come il tasso di crescita della popolazione detenuta complessiva sia di gran lunga inferiore al tasso di crescita dei detenuti in attesa di giudizio: il 24,67% contro il 45,05%. In confronto assai più modesto è il tasso di crescita dei detenuti avverso cui è stata irrogata una sentenza di condanna definitiva: l’8,93%. Il dato conferma, in maniera inequivocabile, il carattere inquisitoriale-persecutorio dei paradigmi e delle prassi della giustizia penale nel nostro paese; come emergerà, con ancora maggiore, evidenza nella Tab. 9, in cui valuteremo in termini percentuali la composizione e le variazioni della popolazione detenuta.

Dobbiamo, per intanto, sottolineare la sproporzione tra il numero della popolazione detenuta e il grado di ricettività delle strutture reclusorie del sistema penitenziario italiano, secondo quanto emerge dagli stessi dati ministeriali che, presumibilmente, sovrastimano la capacità di ricezione del sistema penitenziario italiano. Gli istituti penitenziari per adulti nel nostro paese sono a 201, suddivisi in: 1) case circondariali; 2) case di reclusione; 3) case circondariali con sezioni di reclusione; 4) case circondariali femminili; 5) case di reclusione femminili; 6) ospedali psichiatrici giudiziari; 7) case di lavoro; 8) case di reclusione per tossicodipendenti; 9) istituti per semiliberi; 10) istituto nazionale di osservazione.

Vediamone il quadro relativo alla classificazione e alla capienza.

Tab. 8 - Istituti penitenziari per adulti:

classificazione per tipo e capienza (al 16 luglio 1992)

Tipologia istituto

Numero

Capienza

Case circondariali

142

24.922

Case di reclusione

28

6.755

Case circondariali con sezioni di reclusione

9

1.865

Case circondariali femminili

6

564

Case di reclusione femminili

2

164

Ospedali psichiatrici giudiziari

6

1.856

Case di lavoro

2

180

Case di reclusione per tossicodipendenti

4

225

Istituti per semiliberi (Le Nuove -Torino)

1

 

Istituto nazionale di osservazione (Rebibbia)

1

74

TOTALE

201

36.705

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco. I dati essenziali del sistema penitenziario italiano in cifre, Roma, 1993.

Come abbiamo visto nella Tab. 7, al 1992, la popolazione detenuta assomma a 47.316 unità, a fronte di una capacità recettiva di 36.705. Vale a dire che, secondo gli stessi dati ufficiali forniti dal Dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero di grazia e giustizia, nelle carceri italiane v’è un eccesso di 10.611 detenuti. Tradotto in termini percentuali, questo significa che il sistema penitenziario italiano raccoglie un numero di detenuti superiore del 28,90% rispetto alle sue capacità di ricezione. Non è difficile immaginare le conseguenze in termini di sovraffollamento e di qualità della vita.

Passando ad esaminare la composizione percentuale delle categorie giuridiche sottoposte allo stato di reclusione, risalta con con maggiore evidenza l’eccesso dei detenuti in attesa di giudizio a confronto di queli definitivi.

Tab. 9 - Popolazione detenuta per posizione giuridica:

valori percentuali, 1960-1993

 

 

Posizione giuridica (%)

Anno

Totale (v.a.)

Imputato

Condannato

Internato

1960

35.642

39,06

52,55

8,39

1961

35.393

39,78

51,32

8,90

1962

35.627

37,62

54,15

8,23

1963

32.005

41,53

49,93

8,54

1964

34.835

41,22

51,19

7,59

1965

36.158

41,92

51,40

6,68

1966

25.125

48,81

41,39

9,8

1967

28.815

48,71

43,33

7,96

1968

30.998

45,82

47,02

7,16

1969

32.754

43,58

50,19

6,23

1970

21.379

52,40

38,56

9,04

1971

25.960

56,40

36,37

7,23

1972

27.603

51,60

41,42

6,98

1973

26.987

49,77

43,51

6,72

1974

28.216

53,84

41,37

4,79

1975

30.276

58,39

38,45

3,16

1976

29.973

58,71

37,32

3,97

1977

32.337

57,27

38,83

4,40

Tab. 9 - Popolazione detenuta per posizione giuridica:

valori percentuali, 1960-1993 (segue)

 

 

Posizione giuridica (%)

Anno

Totale (v.a.)

Imputato

Condannato

Internato

1978

26.424

68,72

24,41

6,87

1979

28.606

65,74

28,19

6,07

1980

31.765

65,74

28,93

5,33

1981

29.506

68,64

25,41

5,95

1982

35.043

68,49

26,52

4,99

1983

40.225

63,32

28,38

4,30

1984

42.795

63,89

31,76

4,35

1985

41.536

58,56

37,38

4,06

1986

33.609

59,80

35,42

4,78

1987

31.773

58,66

36,56

4,78

1988

31.382

52,20

43,19

4,61

1989

30.680

46,39

49,04

4.57

1990

25.931

53,13

42,18

4,69

1991

35.469

56,03

40,37

3,60

1992

47.316

53,56

43,46

2,98

1993(*)

50.397

52,89

44,29

2.82

(*) I dati del 1993 sono aggiornati al 15 marzo

Nel periodo preso in esame, soltanto nel ciclo 1960-65 la percentuale dei detenuti definitivi è superiore a quella dei detenuti in attesa di giudizio. A partire dal 1966 fino a tutto il 1992, con la parziale eccezione del 1968, 1969 e 1989, la percentuale dei detenuti in attesa di giudizio sopravanza nettamente quella dei detenuti definitivi.

Le percentuali massime di detenuti in attesa di giudizio si toccano negli anni 1978 e 1981, con valori rispettivamente del 68,72% e del 68,64%. Negli ultimi quattro anni (1990-1993), la percentuale si è collocata stabilmente al di sopra del 50%, con la punta del 1991 del 56,03%.

Considerando l’intera serie storica esaminata, osserviamo che:

1) la percentuale dei detenuti in attesa di giudizio si eleva di 13,83 punti: dal 39,06% (1960) passa al 52,89% (1993);

2) la percentuale dei detenuti con condanna definitiva decresce di 11,26 punti: dal 55,55% (1960) scende al 44,29% (1993);

3) la percentuale dei detenuti internati cala di 5,57 punti: dall’8,39% (1960) si abbassa al 2,82% (1993).

L’analisi comparata delle variazioni percentuali delle categorie giuridiche dimostra, con evidenza estrema, come il sistema penitenziario italiano sia funzionalizzato alla custodia preventiva che è, notoriamente, uno degli indicatori per eccellenza del carattere repressivo e afflittivo del sistema penale e del sottosistema penitenziario.

Per avere una panoramica più completa, scomponiamo secondo il sesso i dati relativi alla posizione giuridica, prendendo come riferimento temporale il periodo gennaio 1991-agosto 1992.

Tab. 10 Detenuti secondo il sesso e la posizione giuridica:

gennaio 1991-agosto 1992

Posizione giuridica secondo il sesso

Gennnaio 1991

Agosto 1992

A) imputati

 

 

1) Uomini

13.403 (95%)

23.645 (94,49%)

2) Donne

706 (5%)

1.380 (5,51%)

3) Totale

14.109 (53,96%)

25.025 (54,22%)

B) condannati

 

 

1) Uomini

10.361 (94,74%)

18.706 (94,56%)

2) Donne

575 (5,26%)

1.076 (5,44%)

3) Totale

10.936 (41,82%)

19.782 (42,86%)

C) internati

 

 

1) Uomini

1.042 (94,38%)

1.293 (96,13%)

2) Donne

62 (5,62%)

52 (3,87%)

3) Totale

1.104 (4,22%)

1.345 (2,91%)

Fonte: DAP, Libro bianco. I dati essenziali del sistema penitenziario italiano in cifre, Roma, 1993.

La tabella, come si ha modo di notare, conferma i valori e le variazioni precedentemente passati in rassegna.

Un altro elemento estremamente importante è quello relativo all’indice di detenzione.

 

 

Tab. 11 - Indice di detenzione: 1960-1991

Anno

Popolazione detenuta

(P)

Popolazione

Residente (R)

Indice di detenzione

(P : R) x 100

1960

35.642

50.372.000

0,070%

1961

35.393

50.675.000

0,069%

1962

35.627

51.012.000

0,069%

1963

32.005

51.385.000

0,062%

1964

34.835

51.816.000

0,067%

1965

36.158

52.159.000

0,069%

1966

25.125

52.505.000

0.047%

1967

28.815

52.830.000

0,054%

1968

30.998

53.144.000

0,058%

1969

32.754

53.490.000

0,061%

1970

21.379

53.832.000

0,039%

1971

25.960

54.179.000

0,047%

1972

27.603

54.646.000

0,050%

1973

26.987

55.180.000

0,048%

1974

28.216

55.645.000

0,050%

1975

30.276

56.014.000

0,054%

1976

29.973

56.322.000

0,053%

1977

32.337

56.599.000

0,057%

1978

26.424

56.828.000

0,046%

1979

28.606

56.999.000

0,050%

1980

31.765

57.140.000

0,055%

1981

29.506

56.536.000

0,052%

1982

35.043

56.742.000

0,061%

1983

40.225

56.929.000

0,070%

1984

42.795

57.080.000

0,074%

1985

41.536

57.202.000

0,072%

1986

33.609

57.278.000

0,058%

1987

31.773

57.399.000

0,055%

1988

31.382

57.505.000

0,054%

1989

30.680

57.576.000

0,053%

1990

25.931

57.378.000

0,045%

1991

35.469

57.776.000

0,061%

Fonte: Istat

I dati dell’indice di detenzione vanno letti congiuntamente a quelli relativi agli indici di criminalità forniti alle tabelle 4 e 5, per condurre una congrua analisi comparata tra la "propensione a delinquere" presente nel sistema sociale e la "tendenza alla custodializzazione del crimine" espressa dal sistema penitenziario.

 

 

3.

Gli indicatori negativi del diritto alla salute: tossicodipen-denza, HIV e Aids

Il diritto alla salute costituisce uno dei diritti rilevanti della persona e del cittadino che il carcere nega, come ben emerge dalla Relazione della Commissione Igiene e Sanità del Senato, riportata in altra parte di questo monografico.

Spesso, la sospensione del diritto alla salute operata dal carcere si converte in minaccia rilevante incombente sul diritto alla vita; come, nel biennio 1994-1995, la lunga catena di detenuti morti, perché affetti da gravi patologie, ha disvelato in maniera rac-capricciante.

I fenomeni che maggiormente mettono in luce la drammaticità delle condizioni della salute in carcere, certamente, sono la tossicodipendenza e l’Aids.

Le prime rilevazioni serie sull’incidenza del fenomeno della tossicodipendenza in carcere risalgono al 1979. A quella data, la percentuale di tossicodindenti sul totale della popolazione incarcerata ammonta al 9%.

La percentuale subisce un incremento vertiginoso nel 1986, attestandosi al 19,43%; nel 1988 cresce ancora fino al 24,13%; al 15 marzo del 1993 sale fino 34,08%.

Ma esaminiamo in dettaglio il problema, selezionando la serie storica 31 dicembre 1984-15 marzo1993.

Tab. 12 - Detenuti presenti, Tossicodipendenti ed HIV:

1984-1993

Anno

Presenti

Tossicodip.

%

HIV

%

1984

42.795

4.044

9,45

 

 

1985

41.536

4.301

10,35

 

 

1986

31.403

6.102

19,43

 

 

1987

30.888

5.221

16,90

3.686

11,93

1988

31.077

7.500

24,13

3.610

11,62

1989

30.635

7.772

25,21

3.041

9,93

1990

25.573

7.299

28,54

2.489

9,73

 

 

Tab. 12 - Detenuti presenti, Tossicodipendenti ed HIV: 1984-1993 (segue)

Anno

Presenti

Tossicodip.

%

HIV

%

1991

35.168

11.540

32,81

3.169

9,01

1992

46.988

14.818

31,55

3.530

7,52

1993 (*)

50.517

15.699

34,08

 

 

(*) I dati relativi al 1993 sono aggiornati al 15 marzo.

Fonte: "Bion. Bollettino informativo dell’Osservatorio nazionale", n. 1, aprile 1993.

Come si vede, le cifre sono estremamente preoccupanti. Anche se nel triennio 1991-1993 le percentuali di detenuti tossicodipendenti hanno conosciuto una leggera flessione (-1,74%), rimaniamo, pur sempre, ancorati ad una percentuale di notevole rilievo: 3,07%. L’aumento costante della popolazione detenuta, dal 1991 in avanti è, sicuramente, da mettere in relazione con l’aumentato numero di tossicodipendenti incarcerati.

Ancora più preoccupante la percentuale di HIV detenuti: sebbene dal 1989 al 1992 registriamo una flessione del 2,41%, rimaniamo attestati al considerevole tasso del 7,52%.

Come la tabella mostra con evidenza, il biennio 1991-1993 fa registrare un vero e proprio "boom" delle incarcerazioni: passiamo, difatti, da una popolazione detenuta di 25.573 unità del 31 dicembre 1990 alle 50.517 unità del 15 marzo 1993, con un incremento sbalorditivo del 50,62%!

Ma procediamo a rilevare puntualmente l’incidenza della tossicodipendenza nella lievitazione delle incarcerazioni, facendo riferimento al biennio 1991-1992.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tab. 13 - Ingressi tossicodipendenti: 1991-1992

Periodo

Ingressi Tossic.

% sul totale

Totale ingressi

1-7-92/31-12/92

16.627

35,29

47.113

1-1-92/30-6-92

16.573

35,08

47250

1992

33.200

media annua 35,18

94.363

 

 

 

 

1-7-9/31-12-91

15.189

37,58

40.442

1-1-91/30-6-91

13.645

35,60

38.327

1991

28.834

media annua 36,59

78.769

Fonte: "Bion. Bollettino informativo dell’Osservatorio nazionale", n. 1, aprile 1993.

Se passiamo alla composizione della situazione complessiva del sistema penitenziario italiano, articolandola per regione, abbiamo il seguente quadro relativo ai detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV:

Tab. 14 - Detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV: al 31/12/1992

 

 

Det. tossicodi.

Detenuti affetti da HIV

 

Tot. Det.

 

.

hiv tossicodip.

Regione

Presenti

Totale rispetto ai

Totale rispetto ai

rispetto ai

 

 

presenti %

presenti %

tossicodip. %

Abruzzo

898

251

27,9

49

5,4

45

17,9

Basilicata

416

36

8,6

16

8,6

16

44,4

Calabria

1.349

159

11,7

24

1,7

18

11,3

Campania

5.990

1.701

28,4

192

3,27

192

11,2

Emilia Rom.

3.380

1.358

40,1

446

13,2

439

32,3

Friuli V. Giul.

564

180

31,9

23

4,1

20

11,1

Lazio

4.842

1.730

35,7

419

8,65

407

23,5

Liguria

998

462

46,2

111

11,1

106

22,9

Lombardia

6.122

2.163

35,3

749

12,2

706

32,6

Marche

659

212

32,1

43

6,53

40

18,8

Molise

240

65

27,1

10

4,17

9

13,8

Piemonte

4.226

1.815

42,9

367

8,68

354

19,5

Puglia

2.906

1.121

38,5

181

6,23

170

15,1

Sardegna

2.276

842

36,9

235

10,3

232

27,5

Sicilia

5.040

806

15,9

137

2,72

130

16,1

Toscana

3.656

771

21,1

232

6,35

214

27,7

Trentino

393

183

46,5

27

6,87

26

14,2

Umbria

692

193

27,8

28

4,1

25

12,9

Veneto

2.073

641

30,9

214

10,3

201

31,3

Tab.14 - Detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV: al 31/12/1992 (segue)

 

 

Det. tossicodi.

Detenuti affetti da HIV

 

Tot. Det.

 

.

hiv tossicodip.

Regione

Presenti

Totale rispetto ai

Totale rispetto ai

rispetto ai

 

 

presenti %

presenti %

tossicodip. %

Valle d’Aosta

248

129

52,1

27

10,8

27

20,9

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE

46.968

14.818

31,5

3.530

7,52

3.377

22,7

Fonte: "Bion. Bollettino informativo dell’Osservatorio nazionale", n. 1, aprile 1993.

Per approssimare una mappa meglio articolata, procediamo a disaggregare il dato per aree geografiche: Nord, Centro, Sud.

Tab. 15 - Detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV, al 31/12/1992: Nord

 

 

Det. tossicodi.

Detenuti affetti da HIV

 

Tot. Det.

 

 

hiv tossicodip.

Regione

Presenti

Totale rispetto ai

Totale rispetto ai

rispetto ai

 

 

presenti %

presenti %

tossicodip. %

Emilia Rom.

3.380

1.358

40,1

446

13,2

439

32,3

Friuli V. Giul.

564

180

31,9

23

4,1

20

11,1

Liguria

998

462

46,2

111

11,1

106

22,9

Lombardia

6.122

2.163

35,3

749

12,2

706

32,6

Piemonte

4.226

1.815

42,9

367

8,6

354

19,5

Trentino

393

183

46,5

27

6,8

26

14,2

Veneto

2.073

641

30,9

214

10,3

201

31,3

Valle d’Aosta

248

129

52,1

27

10,8

27

20,9

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE v.a.

% sul val. naz.

18.004

38,3%

6.931

46,7%

40,7

+9,2

1.964

55,6%

9,6

+2,1

1.879

55,6%

46,6

+24

Passiamo ad analizzare la situazione del Centro Italia.

 

Tab. 16 - Detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV, al 31/12/1992: Centro

 

 

Det. tossicodi.

Detenuti affetti da HIV

 

Tot. Det.

 

.

hiv tossicodip.

Regione

Presenti

Totale rispetto ai

Totale rispetto ai

rispetto ai

 

 

presenti %

presenti %

tossicodip. %

Lazio

4.842

1.730

35,7

419

8,65

407

23,5

Marche

659

212

32,1

43

6,53

40

18,8

Toscana

3.656

771

21,1

232

6,35

214

27,7

Umbria

692

193

27,8

28

4,1

25

12,9

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE v.a.

% sul val. naz.

9.849

20,9

2.906

19,6

29,1

-2,4

722

20,4

6,4

-1,1

686

20,3

20,7

-2

Infine, prendiamo in esame la realtà del Sud.

Tab. 17 - Detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV, al 31/12/1992: Sud

 

 

Det. tossicodi.

Detenuti affetti da HIV

 

Tot. Det.

 

 

hiv tossicodip.

Regione

Presenti

Totale rispetto ai

Totale rispetto ai

rispetto ai

 

 

presenti %

presenti %

tossicodip. %

Abruzzo

898

251

27,9

49

5,4

45

17,9

Basilicata

416

36

8,6

16

8,6

16

44,4

Calabria

1.349

159

11,7

24

1,7

18

11,3

Campania

5.990

1.701

28,4

192

3,2

192

11,2

Molise

240

65

27,1

10

4,1

9

13,8

Puglia

2.906

1.121

38,5

181

6,2

170

15,1

Sardegna

2.276

842

36,9

235

10,3

232

27,5

Sicilia

5.040

806

15,9

137

2,7

130

16,1

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE v.a.

% sul val. naz.

19.115

40,7

4.981

33,6

23,9

-7,6

844

23,9

5,2

-2,3

812

24

19,6

-3,1

Le percentuali maggiori di detenuti tossicodipendenti ed affetti da HIV si registrano al Nord, pur essendo gli istituti di pena settentrionali quelli che accolgono la percentuale minore di detenuti, rispetto al Centro e al Sud. Le percentuali maggiori di detenuti tossicodipendenti si registrano in Valle d’Aosta (52,02%), Trentino (46,5%), Liguria (46,2%), Emilia Romagna e Piemonte (42,9%). Le punte maggiori di detenuti tossicodipendenti affetti da HIV, invece, si rilevano in Lombardia (32,6%), Emilia Romagna (32,33%), Veneto (31,3%) e dalla Liguria (22,9).

Al Centro, il Lazio vanta la maggiore concentrazione di detenuti e la percentuale maggiore di detenuti tossicodipendenti (35,7%), seguita dalle Marche (32,1%), dall’Umbria (27,8%) e dalla Toscana (21,09%). Le punte più elevate di detenuti tossicodipendenti affetti da HIV sono appannaggio della Toscana (27,76%, seguita dal Lazio (23,53%).

Al Sud, la concentrazione maggiore di detenuti la registriamo in Campania dove, del pari, si verifica la percentuale più elevata di detenuti tossicodipendenti (28,40%). I tassi maggiori di detenuti tossicodipendenti affetti da HIV si registrano in Basilicata (44,4%), Sardegna (27,7%), Abruzzo (17,9%).

Computiamo, adesso, i detenuti tossicodipendenti per sesso.

Tab. 18 - Detenuti tossicodipendenti per sesso: al 31/12/1992

Regione

Detenuti Tossicodipendenti

% sui

 

Uomini

Donne

Totale

presenti

Abruzzo

232

19

251

27,95

Basilicata

33

3

36

8,65

Calabria

152

7

159

11,79

Campania

1.639

62

1.701

28,40

Emilia Romagna

1.215

143

1.358

40,18

Friuli V. Giulia

161

19

180

31,91

Lazio

1.635

95

1.730

35,73

Liguria

397

65

462

48,29

Lombardia

1.968

175

2.163

35,33

Marche

202

10

212

32,17

Molise

58

7

65

27,08

Piemonte

1.706

109

1.815

42,95

Puglia

1.078

43

1.121

38,58

Sicilia

761

45

806

15,99

Sardegna

810

32

842

36,99

Toscana

725

46

771

21,09

Trentino

166

17

183

46,56

Umbria

167

26

193

27,89

Veneto

552

89

641

30,92

Valle d’Aosta

114

15

129

52,02

TOTALE v. ass.

13.791

1.027

14.818

31,55

%

93,07

6,93

 

 

Fonte: "Bion. Bollettino informativo dell’Osservatorio nazionale", n. 1, aprile 1993.

Procediamo, di nuovo, alla suddivisione per aree geografiche.

Cominciamo dal Nord.

Tab. 19 - Detenuti tossicodipendenti per sesso, al 31/12/1992

Nord

Regione

Detenuti Tossicodipendenti

% sui

 

Uomini

Donne

Totale

presenti

Emilia Romagna

1.215

143

1.358

40,18

Friuli V. Giulia

161

19

180

31,91

Liguria

397

65

462

46,29

Lombardia

1.988

175

2.163

35,33

Piemonte

1.706

109

1.815

42,95

Trentino

166

17

183

46,56

Veneto

552

89

641

30,92

Valle d’Aosta

114

15

129

52,02

 

 

 

 

 

TOTALE v. a.

6.299

632

6.925

40,77

% sul val. nazion.

45,6%

61,53%

46,73%

+9,22

Continuiamo, fornendo il quadro relativo al Centro.

 

Tab. 20 - Detenuti tossicodipendenti per sesso, al 31/12/1992

Centro

Regione

Detenuti Tossicodipendenti

% sui

 

Uomini

Donne

Totale

presenti

Lazio

1.635

95

1.730

35,73

Marche

202

10

212

32,17

Toscana

725

46

771

21,09

Umbria

167

26

193

27,89

 

 

 

 

 

TOTALE v. a.

2.729

177

2.906

29,22

% sul val. nazion.

19,78

17,23

19,61

-2,33

Concludiamo con il Sud.

 

 

Tab. 21 - Detenuti tossicodipendenti per sesso, al 31/12/1992

Sud

Regione

Detenuti Tossicodipendenti

% sui

 

Uomini

Donne

Totale

presenti

Abruzzo

232

19

251

27,95

Basilicata

33

3

36

8,65

Calabria

152

7

159

11,79

Campania

1.639

62

1.701

28,40

Molise

58

7

65

27,98

Puglia

1.078

43

1.121

38,58

Sardegna

810

32

842

36,99

Sicilia

761

45

806

15,99

 

 

 

 

 

TOTALE v. a.

4.763

218

4.981

24,54

% sul val. nazion.

34,53

21,22

33,61

-7,01

L’insieme di questi dati, per quanto impressionante, non è ancora indicativo della reale incidenza del fenomeno della tossicodipedenza in carcere.

Legggendo i dati, ci accorgiamo che dal 1984 al 1992 la percentuale dei detenuti tossicodipendenti è passata dal 9,45% al 31,55% dell’intera popolazione detenuta, con un incremento di ben 22,1 punti di percentuale.

Ma per farsi una idea congrua del peso rilevante che la tossicodipendenza ha in carcere, occorre effettuare una comparazione, sia pure in linea di approssimazione, con l’incidenza che il fenomeno ha nella società libera.

Ai fini dell’analisi comparata, può assumersi come riferimento tendenzialmente indicativo:

1) il numero dei tossicodipendenti in trattamento presso strutture pubbliche o private;

2) il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti identificati dalle forze dell’ordine.

Procediamo, ora, alla rilevazione comparata.

 

Tab. 22 - Tossicodipendenti in trattamento,

consumatori di stupefacenti identificati dalle FF.OO.,

detenuti tossicodipendenti: 1984-1991

 

Tossicodipendenti liberi (*)

Carcere

Anno

Tossicod. in

Trattamento

Consumatori

ident. FF.OO.

Totale

Detenuti

tossicodipendenti

1984

22.856

8.655

31.511

4.044

1985

23.359

8.565

31.924

(+1,29%)

4.301

(+5,97%)

1986

24.619

9.823

34.242

(+6,76%)

6.102

(+29,5%)

1987

28.009

14.226

42.235

(+18,9%)

5.221

(-14,42%)

1988

33.060

19.424

52.484

(+19,5%)

7.500

(+30,38%)

1989

40.360

19.069

52.949

(+13,11%)

7.722

(+2,87%)

1990

48.471

11.589

60.060

(+11,8%)

7.299

(-5,79%)

1991

56.076

22.227

78.303

(+23,2%)

11.540

(+36,75%)

Totale

 

 

(+13,50%)

(+13,21%)

(*) Fonte: Ministero dell’Interno

Come si vede, considerando tutta la serie, il tasso medio di crescita annua dei tossicodipendenti in libertà e di quelli in detenzione è pressoché identico: il 13,50% per quel concerne i primi; il 13,21% per quel che riguarda i secondi. Se ci soffermiamo unicamente al punto di arrivo del 1992, però, rileviamo come il tasso annuo di crescita dei tossicodipendenti ristretti è notevolmente superiore di quello dei tossicodipendenti in libertà: il 36,21% contro il 23,2%.

Ciò indica abbastanza chiaramente che la pressione a cui il fenomeno della tossicodipendenza sottopone il carcere è maggiore rispetto a quella a cui è sottoposta la società libera. Dal che si può agevolmente arrivare alla conclusione che la società va "sca-ricando" prevalentemente sul carcere i problemi della tossicodipendenza. Tale tendenza trova organiche forme di espressione normative e procedimentali nella legge n. 162 del 1990 (meglio nota come "legge Vassalli-Jervolino"), con la penalizzazione del consumo delle droghe pesanti e leggere. Legge che solo nell’estate del 1992 suscita, all’interno dell’area governativa, primi parziali ripensamenti che, tuttavia, si traducono in una decretazione d’ur-genza di segno riparativo, piuttosto che in una rielaborazione complessiva dei criteri regolativi della legislazione in materia di tossicodipendenza ed HIV. Il carattere "riparativo" a cui si è appena fatto cenno è palesato da tre elementi solo apparentemente in contrasto:

1) la conferma della scelta di fondo del legislatore del 1990: l’illiceità dell’uso di sostanze stupefacenti;

2) l‘attenuazione delle misure sanzionatorie;

3) il riconoscimento dell’incompatibilità col regime carcerario di quei soggetti che presentino patologie riconducibili alla infezione da HIV.

Il decreto-legge 13 marzo 1993, n. 60 esprime in maniera coerente questo disegno razionalizzatorio.

Se passiamo dall’analisi del tasso di crescita della tossicodipendenza alla disamina del suo grado di concentrazione, l’evidenza emerge con ancora maggiore drammaticità.

Se indichiamo con

1) P la popolazione complessiva;

2) Pd la popolazione detenuta;

3) Tl i tossicodipendenti liberi;

4) Td i tossicodipendenti detenuti;

5) C1 il grado di concentrazione della tossicodipendenza nella società libera;

6) C2 il grado di concentrazione della tossicodipendenza in carcere;

avremo che:

 

C1 = ( Tl : P ) x 100

 

C2 = (Td : Pd) x 100

La comparazione tra i due gradi di concentrazione ci consente di ricavare con precisione il carico di tossicodipendenza enormemente più grande che il carcere, pure illimitamente angusto e sprovvisto delle chances di vita minima, sopporta a paragone della società.

Prima di procedere alla comparazione, però, forniamo in dettaglio i valori della popolazione residente, della popolazione detenuta, dei tossicodipendenti in trattamento e dei tossico-dipendenti detenuti, in relazione alla serie storica 1984-1991.

Tab. 23 - Popolazione residente, popolazione detenuta,

tossicodipendenti in trattamento e tossicodipeneni detenuti:

1984-1991

 

Anno

Popolazione

residente

Popolazione

detenuta

Tossicodip.

in trattamento

Tossicodip.

detenuti

1984

57.080.000

42.795

31.511

4.044

1985

57.202.000

41.356

31.924

4.301

1986

57.278.000

33.609

34.242

6.102

1987

57.399.000

31.733

42.235

5.221

1988

57.505.000

31.382

52.484

7.500

1989

57.576.000

30.680

52.949

7.722

1990

57.738.000

25.931

60.060

7.299

1991

57.776.000

35.469

78.303

11.540

Sulla base di questi valori, possiamo procedere alla rilevazione dei gradi concentrazione della tossicodipendenza nella società libera e nel carcere.

 

Tab. 24 - Grado di concentrazione della tossicodipendenza

nella società libera e in carcere: 1984-1991

 

 

Anno

Grado di concentrazione (%)

tossicodipendenti

nella società

C1

Grado di concentrazione (%)

tossicodipendenti in carcere

C2

1984

0,074

12,83

1985

0,072

13,47

1986

0,058

17,83

1987

0,055

12,36

1988

0,054

12,36

1989

0,053

14,58

1990

0,044

12,15

1991

0,061

14,73

La differenza tra il grado di concentrazione della tossicodipendenza in carcere e quello nella società libera, come si può rilevare dalla tabella, è sbalorditivamente alta. Mentre nella società libera la percentuale di tossicodipendenti non si avvicina nemmeno lontanamente all’1%, in carcere oscila tra un valore minimo del 12,15% (1990) ad uno massimo del 14,73% (1991). Il dato disvela drammaticamente i processi sociali e istituzionali di sgravio e di "scari-camento" verso il carcere delle problematiche della tossicodipendenza.

Riportiamo, ora, le cifre relative ai detenuti affetti da HIV, secondo le componenti interne, nel ciclo storico 31 dicembre 1987-30 giugno 1992.

Tab. 25 - Detenuti affetti da HIV:

31/12/1987-30/6/1992

 

Tossicodipenti affetti da HIV

Non toss.

Totale

Periodo

siero

positivi

ARC

AIDS

Totale

affetti da HIV

detenuti

HIV

31-12-87

3.578

82

26

3.686

 

3.686

31-12-88

3.396

178

36

3.610

 

3.610

31-12-89

2.792

212

37

3.041

 

3.041

31-12-90

2.046

293

39

2.378

111

2.489

30-6-91

2.368

354

48

2.770

68

2.838

25-9-91

2.490

405

82

2.977

133

3.110

31-12-91

2.258

418

84

3.030

139

3.169

30-6-92

3.050

597

84

3.731

153

3.884

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

I dati della tabella esprimono con tutta la loro amara eloquenza la tragica e crescente consistenza dell’HIV e dell’AIDS in carcere.

4.

I detenuti stranieri

I detenuti stranieri sono tra i portatori delle problematiche di più difficile approccio e soluzione, per gli evidenti ostacoli frapposti dalla lingua, dalla religione, dalla cultura e dalla situazione di isolamento sociale in cui, generalmente, si trovano ancor prima dell’ingresso in carcere.

In questi ultimi anni le difficoltà sono aumentate, di fronte alla crescita, anche in Italia, del fenomeno dell’immigrazione extra-comunitaria e alle restrizioni progressivamente introdotte dalla legislazione in materia, dopo una prima fase caratterizzata in senso "liberarle".

Esaminiamo, in prima istanza, il trend della presenza dei detenuti stranieri in Italia nel ciclo 1975-1986.

Tab. 26 - Detenuti stranieri in Italia: 1975-1986

Anni

Europa

Yugoslavia

Africa

Paesi orientali medior.

America Nord

Centro

Sud

Oceania

Totale

1975

1.402

2.550

1.094

240

923

11

6.220

1976

1.172

2.318

1.278

287

847

8

5.910

1977

1.630

2.399

1.796

315

1.094

17

7.251

1978

1.767

2.326

1.888

307

1.169

28

7.485

1979

1.914

2.683

2.284

464

1.348

25

8.718

1980

2.046

2.649

2.703

523

1.291

21

9.233

1981

1.987

2.671

3.169

628

1.157

25

9.637

1982

2.242

2.685

3.782

658

1.040

29

10.436

1983

2.183

2.458

3.859

582

1.108

39

10.229

1984

2.007

2.339

4.027

663

916

23

9.975

1985

1.619

2.627

3.676

581

733

30

9.266

1986

770

1.108

1.743

263

404

19

4.307

(*) Fonte: Ministero di Grazia e Giustizia, Quaderni dell’Ufficio Studi, Ricerche e Documentazione della Direzione Generale per gli Istituti di prevenzione e pena, I detenuti stranieri in Italia alla luce della normativa internazionale, 1987.

Come mostra la tabella, il biennio 1981-82 è quello in cui la presenza di detenuti stranieri tocca le punte massime. Dal 1976 al 1982 il trend è continuamente in ascesa, passando da un valore iniziale di 7.521 a 10.436 ingressi in carcere. Il 1983 (10.229), il 1984 (9.975) e il 1985 (9.266) conoscono una lieve flessione; nel 1986, invece, le presenze di detenuti stranieri crollano in maniera verticale, scendendo a 4.307.

Esaminando la provenienza dei detenuti stranieri, ci accorgiamo che la Yugoslavia e l’area africana vantano il maggiore numero di presenze. Fino al 1979, i detenuti jugoslavi sono in numero maggiore rispetto a quelli africani; dal 1980, però, la tendenza si inverte e i detenuti di origine africana diventano la componente maggiormente rappresentata. Anzi, mentre i flussi dei detenuti jugoslavi in carcere si allentano, passando da 2.550 (1975) a 1.108 (1986), quelli dei detenuti di origine africana si accrescono, passando da 1.094 (1975) a 1.743 (1986). Diversamente dal trend generale, i detenuti di provenienza africana non toccano le quote massime nel biennio 1981/82; ma continuano a crescere anche nel 1983 (3.859) e nel 1984 (4.027). Nel 1985, fanno registrare una consistente flessione (3.676), per crollare verticalmente nel 1986 (1.743).

Considerando la media delle presenze annue, il peso specifico assunto dai detenuti di area africana e slava emerge con maggiore precisione, sia in valore assoluto che in termini percentuali sulla media annua generale:

Tab. 27 - Media presenze annue detenuti stranieri: 1975-1986

75/86

Europa

Yugoslavia

Africa

Paesi orientali medior.

America Nord

Centro

Sud

Oceania

Media

annua

generale

v. a.

1728,25

2401,08

2608,25

459,25

1002,50

22,91

8222,25

%

21,01

29,20

31,72

5,58

12,19

0,27

Passiamo, ora, alla rilevazione del fenomeno nella fase storica 1987-1991.

Tab. 28 - Detenuti stranieri: valori assoluti, 1987-1991

Anni

Europa

Africa

Asia

Oceania

Americhe

Totale(*)

1987

3.503

3.406

402

14

713

8.072

1988

3.978

4.685

382

13

754

9.854

1989

4.061

4.754

461

10

810

10.119

1990

2.719

5.621

327

4

695

9.396

1991

3.624

7.962

435

4

1.008

13.132

(+) Nel totale sono compresi anche quei detenuti la cui nazionalità non è certa.

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Volendo riportare i valori in cifra percentuale, il quadro è il seguente.

 

 

 

Tab. 29 - Detenuti stranieri: valori percentuali, 1987-1997

Anni

Europa

Africa

Asia

Oceania

Americhe

Totale(*)

1987

43,39

42,19

4,98

0,17

8,83

8.072

1988

40,36

47,54

3,87

0,13

7,65

9.854

1989

40,13

46,98

4,55

0,09

8,00

10.119

1990

28,93

59,82

3,48

0,042

7,39

9.396

1991

27,59

60,63

3,31

0,030

7,67

13.132

1997

(maggio)

 

 

 

 

20

Prima di ogni altra considerazione, vogliamo far rilevare l’impennata fatta registrare dalla percentuale di detenuti stranieri presenti in Italia negli ultimi 6 anni: dal 13% passano al 20%, con un balzo in avanti di ben 7 punti.

Le tendenze già in via di affermazione nella serie storica precedentemente esaminata trovano ulteriore conferma e sviluppo.

1) il numero dei detenuti stranieri va aumentando: al 1991 costituisce ben il 37,02% (13.132 su 35.469);

2) la componente largamente maggioritaria è rappresentata dai detenuti di provenienza africana: bel il 60,63% (7.962 su 13.132).

Esaminando in maniera comparata la media delle presenze annue delle due serie storiche considerate, il fenomeno risalta con ancora più grande nettezza.

Tab. 30 - Media presenze annue detenuti stranieri:

1975-1986/1987-1991

1) 75-86

2) 87-91

Europa

Yugoslavia

Africa

Paesi orientali medior.

America Nord

Centro

Sud

Oceania

Media

annua

generale

1)

v. a.

1728,25

2401,08

2608,2

459,25

1002,50

22,91

8.222,25

%

21,01

29,20

31,72

5,58

12,19

0,27

2)

v. a.

3.577(*)

2.553

5966,8

401,4

796

9

10.114,6

%

35,36

25,6

58,99

3,96

7,84

0,27

(*) Il dato comprende anche le quote della Yugoslavia.

Concludiamo la nostra panoramica, fornendo il quadro dei detenuti stranieri affetti da HIV nel periodo 31 dicembre 1991-30 giugno 1992.

Tab. 31 - Detenuti stranieri affetti da HIV:

31/12/1991-30/6/1992

 

Tossicodipenti affetti da HIV

Non toss.

Periodo

siero

positivi

ARC

AIDS

Totale

affetti da HIV

 

 

 

 

 

 

31/12/91

70

11

1

82

30

30/6/92

102

12

1

115

13

 

 

 

 

 

 

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

La crescita della consistenza dei sieropositivi, come emerge dalla tabella, è il dato che allarma, all’interno di un quadro generale sempre più preoccupante e che, tuttavia, non è adeguatamente affrontato dalle istituzioni.

5.

Lavoro, attività culturali, manifestazoni di protesta

Indicazioni precise sulle logiche organizzative, sui criteri razionali adottati e sui fini perseguiti all’interno del sistema penitenziario possono utilmente essere tratte dalle realtà che riguardano il lavoro, le attività culturali e le manifestazioni di protesta.

Cominciamo con l’illustrare il numero e la tipologia delle lavorazioni interne, così come sono distribuite regione per regione al 20 ottobre 1991.

 

Tab. 32 - Lavorazioni funzionanti negli istituti penitenziari:

al 20/10/1991

 

Lavorazioni

 

Regioni

calzet/ria

calzol/ria

carrozz/a

fabbri

faleg/ria

legatoria

Totale

Abruzzo

 

2

 

 

2

 

2

Basilicata

 

 

 

1

1

 

2

Calabria

 

 

 

 

1

 

1

Campania

 

6

 

5

6

3

20

E. Romagna

 

 

 

2

3

 

5

Lazio

 

2

1

6

6

3

17

Lombardia

 

 

 

1

 

1

2

Marche

 

 

 

 

 

 

0

Molise

 

1

 

 

1

 

2

Piemonte

 

1

 

2

3

1

7

Puglia

1

2

 

2

2

2

9

Sardegna

 

 

 

 

 

 

0

Sicilia

 

4

 

7

6

2

19

Toscana

1

3

1

5

5

2

17

Umbria

 

1

 

2

3

 

6

Veneto

1

1

 

2

2

 

6

TOTALE

3

23

2

35

41

14

118

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Tab. 32-bis - Lavorazioni funzionanti negli istituti penitenziari:

al 20/10/1991

 

Lavorazioni

 

Regioni

magli/cio

radio TV

Sartoria

tappez/ia

tessitoria

tipogr/fia

Totale

Abruzzo

 

 

1

 

1

2

4

Basilicata

 

 

 

 

 

 

0

Calabria

 

 

 

 

 

 

0

Campania

 

 

6

 

2

4

12

E. Romagna

 

 

 

 

 

2

2

Lazio

 

1

4

1

 

2

8

Lombardia

 

 

 

 

 

 

0

Marche

 

 

 

 

 

2

2

Molise

 

 

1

 

 

 

1

Piemonte

 

 

1

 

 

1

2

Puglia

1

 

4

 

 

 

5

Sardegna

 

 

 

 

 

 

0

Sicilia

 

 

4

 

2

 

6

Toscana

 

 

6

 

2

2

10

 

Tab. 32-bis - Lavorazioni funzionanti negli istituti penitenziari:

al 20/10/1991(segue)

 

Lavorazioni

 

Regioni

magli/cio

radio TV

Sartoria

tappez/ia

Tessitoria

tipogr/fia

Totale

Umbria

 

 

2

 

1

1

4

Veneto

 

 

2

 

 

 

2

TOTALE

1

1

32

1

8

15

58

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Passando dalla "logistica interna" alla formazione professionale dei detenuti, il numero degli iscritti ai corsi professionali, finanziati dall’Ente Regione con la compartecipazione, in qualche rara occasione, di altri Enti, nell’anno 1991 risulta essere così ripartito.

Tab. 33 - Detenuti iscritti ai corsi professionali:

anno 1990-91

Corsi

Numero

Autista mezzi pesanti

12

Calzolaio

10

Carrozziere

10

Cartellonista

24

Ceramista

43

Cuoco e simili

207

Dattilografo e simili

42

Elettricista e simili

348

Elettrotecnici

96

Fabbro e simili

43

Falegname e simili

148

Fitness

20

Fotografo

47

Giardiniere e simili

198

Idraulico e simili

98

Impiantista

92

Informatico e simili

189

Maglierista

33

Meccanico e simili

13

Motoristi

20

Muratore e simili

26

 

Tab. 33 - Detenuti iscritti ai corsi professionali:

anno 1990-91 (segue)

Corsi

Numero

Parrucchiere

10

Pasticcere

15

Pellettiere

26

Pittura

31

Rilegatore

102

Ripartatore radio TV e simili

40

Sarto e simili

90

Tipografo e simili

101

TOTALE ISCRITTI

2.134

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Disaggregando il dato per regione, il prospetto che si ottiene è il seguente.

Tab. 34 - Detenuti iscritti ai corsi professionali per regione:

anno 1990-91

Regioni

Numero

Abruzzo

84

Basilicata

30

Campania

354

Emilia Romagna

137

Friuli Venezia Giulia

33

Lazio

123

Liguria

30

Lombardia

97

Marche

10

Molise

73

Pirmonte

259

Puglia

244

Sardegna

10

Sicilia

276

Toscana

150

Trentino

56

Umbria

69

 

Tab. 34 - Detenuti iscritti ai corsi professionali per regione:

anno 1990-91(segue)

Regioni

Numero

Veneto

99

TOTALE ISCRITTI

2.134

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Passiamo a illustrare la situazione dei detenuti lavoranti per regione, così come si prospetta al 30 giugno 1992.

Tab. 35 - Detenuti lavoranti per regione: al 30/6/1992

Regioni

Indu-stria

Agri-coltura

Servizi vari

M.O.F.(*)

Arti-giani

Altro

Totale

Abruzzo

52

 

248

10

 

 

310

Basilicata

 

 

79

5

 

 

84

Calabria

 

 

158

25

 

 

183

Campania

43

3

928

98

 

 

1.072

E. Romagna

5

6

603

25

 

 

639

Friuli

 

 

74

4

 

 

78

Lazio

104

14

1.019

57

19

15

1.228

Liguria

 

 

159

10

 

 

169

Lombardia

 

 

1.199

65

 

1

1.265

Marche

 

 

132

8

 

 

140

Molise

 

 

78

4

 

 

82

Piemonte

13

 

1.130

34

83

32@

1.292

Puglia

9

 

339

33

 

 

381

Sardegna

 

382

356

54

 

 

792

Sicilia

117

 

769

76

 

 

962

Toscana

154

106

978

99

 

2

1.339

Trentino

 

 

40

4

 

 

44

Umbria

35

 

293

17

35

 

380

V. d’Aosta

 

 

50

4

 

 

54

Veneto

28

 

314

17

 

 

359

TOTALE

560

511

8.946

649

137

50

10.853

(*) Manutenzione Ordinari a Fabbricato

@ Detenuti che svolgono servizi esterni ai sensi della L. Reg. n. 1/1990

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Individuiamo le percentuali dei detenuti lavoranti sul numero complessivo, procedendo egualmente regione per regione.

Tab. 36 - Percentuali detenuti lavoranti per regione: al 30/6/1992

Regioni

Detenuti

lavoranti

Detenuti

presenti

% detenuti

lavoranti

Abruzzo

310

1.000

31

Basilicata

84

422

19,9

Calabria

183

1.440

12,7

Campania

1.072

5.758

18,6

Emilia Romagna

639

3.031

21,9

Friuli Venezia Giulia

78

461

16,9

Lazio

1.228

4.369

28,1

Liguria

169

972

17,3

Lombardia

1.265

5.774

21,9

Marche

140

639

21,9

Molise

82

279

29,3

Piemonte

1.292

3.966

32,5

Puglia

381

2.954

12,8

Sardegna

792

2.010

39,4

Sicilia

962

4.631

20,7

Toscana

1.339

3.331

40,1

Trentino

44

356

12,3

Umbria

380

849

44,7

Valle d’Aosta

54

236

22,8

Veneto

359

1.890

18,9

TOTALE

10.853

44.108

24,6

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Come si vede le percentuali di detenuti lavoranti sono estremamente basse, tranne i casi dell’Umbria (44%), della Toscana (40,1%) e della Sardegna (39,4%). La percentuale generale si attesta al valore modesto del 24,6%.

Ma seguiamo il ciclo che dal 1976 si distende fino al 30 giugno 1992, per avere un’idea più precisa sull’evoluzione della situazione relativa al detenuti lavoranti.

 

 

Tab. 37 - Detenuti lavoranti:

31/12/1976-30/6/1992

Attività

1976

1979

1983

1988

1992

Lavorazioni interne

(industria-bonifica)

5.551

2.246

2.005

1.455

1.071

Servizi interni

(servizi vari-M.O.F.)

6.416

6.860

8.697

9.062

9.597

Imprese pubbliche

1

 

 

 

 

Artigianato in proprio

10

 

 

72

137

Cooperative

 

 

 

 

18

Altro

 

 

 

 

32

TOTALE

11.978

9.106

10.702

10.589

10.855

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Esaminiamo la consistenza, in linea percentuale, dei detenuti lavoranti sul totale dei presenti, per poter valutare in maniera più puntuale l’incidenza che, nel corso del tempo, il lavoro ha avuto in carcere.

Tab. 37 - Percentuali detenuti lavoranti:

31/12/1976-30/6/1992

Attività

1976

1979

1983

1988

1992

Lavorazioni interne

(industria-bonifica)

5.551

2.246

2.005

1.455

1.071

Servizi interni

(servizi vari-M.O.F.)

6.416

6.860

8.697

9.062

9.597

Imprese pubbliche

1

 

 

 

 

Artigianato in proprio

10

 

 

72

137

Cooperative

 

 

 

 

18

Altro

 

 

 

 

32

Totale detenuti lavoranti

11.978

9.106

10.702

10.589

10.855

Totale detenuti presenti

29.973

28.606

40.225

31.382

44.108

% lavoranti

39,96

31,83

26,60

33,74

24,61

La contrazione netta della percentuale dei detenuti lavoranti mostra come i "discorsi" sul lavoro e sulle sue funzioni di recupero non siano sostenuti da "prassi" adeguate. Siamo posti di fronte ad una caduta verticale: si passa dal 39,6% di detenuti lavoranti del 12 dicembre 1976 al 24,6% del 30 giugno 1992.

Un medesimo processo contrattivo lo registriamo in relazione ai corsi di istruzione in carcere e al corrispettivo numero degli iscritti, nonostante la popolazione detenuta sia andata progressivamente aumentando e abbia, conseguentemente, espresso una maggiore domanda di cultura.

Tab. 38 - Numero corsi di istruzione e iscritti:

anni scolastici 1975-76/1985-86

 

Anni scolastici

Tipologia corsi

75-76

79-80

83-84

84-85

85-86

Elementari

163

122

146

161

153

Medie

15

22

4

4

1

Superiori

3

13

4

5

5

Tipo a.b.c.

66

58

20

14

14

Cracis

6

16

33

65

100

Centro lettura

57

13

3

2

4

Musica

13

3

 

 

 

Educazione permanente

5

2

 

 

 

Perfezionamento culturale

6

 

 

 

 

Stenodattilo

1

 

 

 

 

Vari

 

7

17

4

13

Totale corsi

335

256

227

255

290

Totale iscritti

 

 

5.448

5.695

4.653

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Nel corso di un decennio, il numero dei corsi decresce nella misura rilevante del 13,43%, passando dalle 335 unità dell’anno scolastico 1975-76 alle 290 dell’anno scolastico 1981985-86. La perdita degli iscritti, in un solo triennio, ammonta alla considerevole cifra del 14,5%, passando dalle 5.448 unità dell’anno scolastico 1983-84 alle 4.653 dell’anno scolastico 1985-86.

Esaminiamo ora la situazione dei corsi e degli iscritti relativa al periodo 1986-1991.

 

 

Tab. 39 - Numero corsi di istruzione e studenti iscritti:

anni 1986-87/1990-91

 

Anni scolastici

Tipologia corsi

86-87

87-88

88-89

89-90

90-91

Elementari

n° corsi

n° iscritti

165

3.349

163

3.211

173

3.559

156

2.825

161

3.144

Medie

n° corsi

n° iscritti

113

2.388

113

2.294

119

2.306

121

2.113

125

2.194

Superiori

n° corsi

n° iscritti

7

269

9

256

7

214

7

250

9

237

Totale corsi

285

285

299

284

295

Totale iscritti

6.006

5761

6079

5.188

5.575

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Come si ha modo di osservare, in tutto il periodo storico esaminato il numero degli iscritti decresce nell’ordine del 7,17% (pas-saggio da 6.006 unità a 5.575), mentre il numero dei corsi aumenta di sole 10 unità (passaggio da 285 a 295).

Il quadro è completato dalla situazione relativa ai detenuti iscritti a istituti superiori e ad università come studenti privatisti.

Tab. 40 - Studenti privatisti: anni 1986-87/1990-91

 

Anni scolastici e accademici

Studenti privatisti

86-87

87-88

88-89

89-90

90-91

Superiori

41

65

91

77

110

Universitari

24

47

41

44

32

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Qui registriamo un consistente aumento delle iscrizioni:

1) negli istituti superiori il numero degli iscritti passa dalle 41 unità dell’anno scolastico 1986-87 alle 110 unità del 1990-91, con un incremento percentuale del 168,29%;

2) nelle università il numero degli iscritti passa dalle 24 unità dell’anno accademico 1986-87 alle 32 dell’anno accademico 190-91, con un incremento percentuale del 33,33%.

Va, però, osservato che, nella fattispecie, la scala incrementale del fenomeno dipende più dall’impegno personale del detenuto che dall’intervento attivo e dal sostegno dell’istituzione.

Il complesso dei dati che siamo venuti enumerando permette di farsi un’idea piuttosto puntuale circa le condizioni entro cui sono costretti a vivere i detenuti, a partire proprio dai sistemi principali di organizzazione e stimolazione interna al regime reclusorio.

I dati relativi alle manifestazioni di protesta, invece, consentono di dimensionare la reazione, a volte estrema, dei detenuti contro la durezza, l’insopportabilità e l’invivibilità dello spazio/tempo concentrazionario del carcere.

Cominciamo col riportare le cifre riguardanti una prima generale classificazione: quella tra manifestazioni pacifiche e manifestazioni violente nella serie storica 1972-1991.

Tab. 41 - Manifestazioni di protesta pacificihe e violente

1972-1991

Anno

Totale pacifiche

Totale violente

Totale generale

1972

63

18

81

1973

193

31

224

1974

166

47

213

1975

128

17

145

1976

224

35

259

1977

185

30

215

1978

167

9

17

1979

135

10

145

1980

99

9

108

1981

329

21

350

1982

247

20

267

1983

147

-

147

1984

114

-

114

1985

79

2

81

1986

88

4

92

1987

25

15

40

1988

49

28

77

1989

38

19

57

1990

 

 

0

1991

224

-

224

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Il tetto massimo delle manifestazioni di protesta viene toccato nel 1980: 350 manifestazioni. Esaminando il periodo 1972-1980, registriamo il passaggio da 81 manifestazioni a 350, con un incremento percentuale sbalorditivo del 330,09%. Delle 350 manifestazioni del 1980, la grandissima maggioranza rientra nelle manifestazioni pacifiche: 329. Per le manifestazioni violente, invece, la punta si registra nel 1974: 47.

Il trend va declinando nella fase 1981-1989, sia per quel che riguarda le manifestazioni di protesta pacifiche che per le violente. Al 1989, le manifestazioni complessive assommano a 57.

Nel 1991, però, in conseguenza delle restrizioni apportate dalle politiche penali e penitenziarie, il numero delle manifestazioni di protesta pacifiche lievita in maniera rilevante, toccando il vertice di 224. Per farsi un’idea della gravità della cifra, basta ricordare che, in tutto il periodo 1972-1991, soltanto in due casi si verifica un numero maggiore di manifestazioni pacifiche: il 1981 con 329; il 1982 con 247.

La grande rilevanza delle manifestazioni pacifiche testimonia, altresì, l’impegno civile e la mobilitazione nonviolenta dei detenuti italiani, maturata in un decennio di iniziative e attività di socializzazione con l’esterno.

Ma vediamo più in dettaglio la situazione, con un colpo d’occhio complessivo sulle manifestazioni di protesta nel ciclo storico 1986-1991. Nella tabella che ci accingiamo ad illustrare riportiamo anche i suicidi e i tentati suicidi.

Tab. 42 - Manifestazioni di protesta per tipo:

1986-1991

 

Anni

Tipo protesta

1986

1987

1988

1989

1990

1991

Autolesionismo

3.286

2.755

2.501

2.652

2.883

2.161

Scioperi della fame

2.581

2.469

2.570

2.573

2.969

1.947

Individuali pacifiche

30

 

2

2

 

 

Individuali violente

3

9

19

13

 

 

Collettive pacifiche

58

25

47

36

 

 

Collettive violente

1

6

9

6

 

 

Suicidi

43

51

44

38

23

29

Tentati suicidi

484

548

535

537

436

365

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Il dato delle manifestazioni di protesta va interpretato in connessione col numero degli atti di aggressione verificatisi negli istituti penitenziari, per la lettura del quale assumiamo come riferimento il periodo storico 1978-199.

Tab. 43 - Atti di aggressione: 1978-1991

Anno

Omicidi

Ferimenti

Incendi

Totale

1978

6

 

 

6

1979

6

 

 

6

1980

13

 

 

13

1981

27

 

 

27

1982

20

 

 

20

1983

6

 

 

6

1984

1

 

 

1

1985

2

 

 

2

1986

-

 

 

-

1987

-

 

 

-

1988

-

 

 

-

1989

2

 

 

2

1990

1

 

 

1

1991

1

74

3

78

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Il dato che più inquieta è l’elevato numero dei comportamenti autoinvalidanti, dei tentati suicidi, dei suicidi e degli scioperi della fame che, pur risultando di entità inferiore nel 1991 rispetto al 1986, confermano elevate quote di allarme e testimoniano l’esi-stenza di condizioni di reclusione particolarmente aspre. Tuttavia, non è tanto l’asprezza della reclusione in sé, quanto il deserto di prospettive di libertà, di socialità e socializzazione che inghiotte la detenzione l’elemento di maggiore preoccupazione e la causale profonda di tutti i fenomeni di disagio e di sofferenza che si vanno sprigionando nel carcere.

6.

Le misure socializzanti e la loro contrazione

Tra le misure socializzanti facciamo rientrare nell’ordine:

1) l’affidamento in prova al servizio sociale;

2) la semilibertà;

3) la liberazione anticipata;

4) la detenzione domiciliare;

5) il lavoro esterno;

6) i permessi;

7) i permessi premio.

Come è noto, affidamento in prova e semilibertà costituiscono le misure alternative alla pena. Assieme a tutti gli altri istituti che abbiamo enumerato disegnano i percorsi della pena flessibile inaugurati dalla riforma penitenziaria del 1975 e portati a razionalizzazione dalla "legge Gozzini".

Come la realtà storica ha largamente dimostrato, i princípi della flessibiità della pena:

1) non hanno trovato una costante e consolidata applicazione;

2) laddove sono stati attuati, hanno contribuito ad accrescere i poteri discrezionali dell’istituzione e dell’amministrazione, a tutto danno dei princípi di legalità, obiettività ed eguaglianza.

La rassegna di dati che ci accingiamo a proporre consente di cogliere, per così dire, allo stato puro le determinanti del fenomeno sopra descritto.

Pur non rientrando nella stessa categoria, cominciamo col considerare unitariamente semilibertà e lavoro esterno, essendo entrambi gli istituti fondati su un’ipotesi di risocializzazione imperniato sul lavoro.

Tab. 44 - Semilibertà + lavoro esterno:

12 dicembre 1976-30 giugno 1992

1976

1977

1978

1979

1983

1985

1988

30/6

1991

30/6

1992

171

203

57

 

 

 

1.915

1.102

969

Fonte: DAP, Libro bianco, cit.

Come i dati cominciano a svelare, le cifre relative agli anni ‘70 sono insignificanti e, addirittura, si contraggono spaventosamente nell’anno 1978, riducendosiil numero di detenuti in semilibertà a 57. Dopo l’approvazione dela "legge Gozzini", l’assegnazione alla semilibertà e l’ammissione al lavoro esterno conoscono un rilancio che, però, si interrompe verso la fine degli anni ‘80, da cui diparte una controtendenza massiccia che vede una notevole riduzione del ricorso ai due istituti in questione. Nel solo quinquennio 1988-1992, passiamo da un valore di 1.915 unità ad uno di 969, con una perdita secca di 946 unità, vale a dire ben il 49,39%!

Scomponiamo, ora, il dato per regione, al 30 giugno 1992, rilevando, nel contempo le percentuali sul totale dei detenuti presenti.

Tab. 45 - Detenuti semiliberi e al lavoro esterno:

al 30 giugno 1992

Regioni

Detenuti

semiliberi

Detenuti

lav. est.

Detenuti

presenti

%

semiliberi

%

lav. est.

Abruzzo

28

4

1.000

2,8

0,4

Basilicata

11

0

422

2,6

0

Calabria

30

1

1.440

2,08

0,06

Campania

98

3

5.758

1,7

0,05

Emilia Romagna

66

25

3.031

2,1

0,8

Friuli V. Giulia

20

2

461

4,3

0,4

Lazio

101

26

4.439

2,2

0,5

Liguria

26

0

972

2,6

0

Lombardia

135

12

5.774

2,3

0,20

Marche

10

0

639

1,5

0

Molise

3

1

279

1,07

0,3

Piemonte

35

4

3.996

0,8

0,1

Puglia

36

4

2.594

1,3

0,1

Sardegna

42

1

2.010

2,08

0,04

Sicilia

81

0

4.631

1,7

0

Toscana

91

4

3.331

2,7

0,1

Trentino

11

6

356

3,08

1,6

Umbria

15

7

849

1,7

0,8

Valle d’Aosta

3

0

236

1,2

0

Veneto

28

0

1.890

1,4

0

TOTALE

870

99

44.108

1,97

0,22

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Il ricorso agli istituti della semilibertà e del lavoro esterno, come si vede, è molto ridotto. La quota di detenuti semiliberi non raggiunge il 2%. Nel caso del lavoro esterno, possiamo dire che si tratti di un istituto ombra, inattivo in linea generalizzata. La percentuale massima di ammissione al lavoro esterno si registra in Trentino (1,6%); per il resto, osserviamo percentuali irrisorie, se non impercettibili. In ben 6 regioni su 20, addirittura, non è disposta alcuna ammissione al lavoro esterno.

Se esaminiamo il flusso delle richieste, delle concessioni, dei rifiuti e delle revoche relativo alla semilibertà, possiamo inquadrare meglio il fenomeno.

 

Tab. 46 - Provvedimenti relativi alla semilibertà:

1983-1991

Anno

Presentate

Respinte

Concesse

Revocate

1983

6.158

2.044

4.114

446

1984

8.257

3.178

5.079

558

1985

9.074

3.229

5.845

552

1986

9.745

3.800

5.945

666

1987

6.637

3.222

3.415

389

1988

7.315

3.535

3.779

585

1989

8.804

4.670

4.134

793

1990

6.798

4.251

2.583

751

1991

5.155

3.561

1.594

267

Totale va

67.943

31.490

36.488

5.207

Totale %

100

46,3

53,7

 

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Come si ha modo di osservare, la "domanda di semilibertà" è in crescita costante dal 1983 al 1989. Nel giro di 7 anni il volume delle richieste aumenta, in valore assoluto, di 2.646 unità che corrispponde ad un incremento del 42,9%, ad un tasso annuo del 6,12%. Nel triennio 1989-1991, invece, la "domanda di semilibertà" va calando in maniera pronunciata. Non solo si va perdendo l’incremento di 2.646 unità acquisite nel 1989, ma si scende al di sotto del valore del 1983, passando da 8.804 a 5.155. La perdita è secca: 3.649, pari al 41,44. Se confrontiamo il dato di partena del 1983 (6.158) con quelo di arrivo del 1991 (5.155), ci accorgiamo che la perdita ammonta a 1.003 unità.

Nel periodo 1983-1986 in crescita sono anche le semilibertàconcesse. Passiamo da un valore pari a 4.144 ad uno pari a 5.495, con un incremento di 1.801 unità, pari al 43,46%, con un tasso annuo del 10,86%. Il decremento dei valori parte dal 1986 e si distende fino al 1991, con l’eccezione del 1989 che raggiunge la cospicua cifra di 4.134 semilibertà concesse. Si parte da 5.495 semilibertà concesse (1986) e si perviene ad una cifra di 1.594 (1991), con una considerevole flessione di 3.901 unità, pari al 70,99%, ad un tasso annuo del 23,66%.

Il flusso delle semilibertà respinte è anch’esso in costante ascesa nel periodo 1983-1989, passando da 2.044 unità a 4.670, pari ad un incremento di 2.626 unità, che in termini percentuali significa una crescita rilevantissima del 128,47%, ad un tasso annuo del 18,35%. Nel triennio 1989-1991 si verifica una flessione, ma assai più contenuta di quella fatta registrare dalle domande di semilibertà: si passa da un valore pari a 4.670 (1989) ad un altro pari a 3.561 (1991), con una flessione di 1.109 unità pari al 23,37%.

Ciò che è interessante rilevare è che in tutto il ciclo 1983-1988 il numero di semiibertà respinte è sistematicamente inferiore a quello delle semilibertà concesse. Dal 1989 in avanti, si osserva una inversione di tendenza: il numero delle semiibertà respinte supera costantemente quello delle semilibertà concesse.

Considerando l’intera serie storica presa in esame, la domanda complessiva di semilibertà ammonta a 67.943 unità. Di questo totale, ben 31.490 costituiscono le semilibertà respinte (46,3%) e 36.488 (53,7%) le semilibertà concesse.

Fermando l’indagine al periodo antecedente a quello della controtendenza del 1989, la situazione è notevolmente diversa.

Tab. 47 - Provvedimenti relativi alla semilibertà:

1983-1988

Anno

Presentate

Respinte

Concesse

Revocate

1983

6.158

2.044

4.114

446

1984

8.257

3.178

5.079

558

1985

9.074

3.229

5.845

552

1986

9.745

3.800

5.945

666

1987

6.637

3.222

3.415

389

1988

7.315

3.535

3.779

585

Totale va

47.186

19.078

28.177

3.196

Totale %

100

40,3

59,7

 

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Come è agevole arguire, nel volgere di un solo triennio, i provvedimenti di concessione della semilibertà diminuiscono nella considerevole misura del 6%: flessione dal 59,7% del 1988 al 53,7% del 1991, a tutto vantaggio delle semilibertà respinte: incremento dal 40,3% del 1988 al 46,3% del 1991.

Ritornando alla disamina dell’intera serie storica 1983-1991, dobbiamo osservare che il numero di revoche della semilibertà sale da 446 del 1983 a 662 del 1986. Risale nuovamente nel 1988, toccando la cifra di 585. Nel 1989 si impenna, raggiungendo il suo valore massimo: 793. Decresce lievemente nel 1990 (751), fino a crollare vertiginosamente nel 1991, attestandosi al valore storico minimo di 267. Volendo considerare il volume complessivo della domanda, in tutto il periodo storico 1983-1991 si registrano 5.207 provvedimenti di revoca della semilibertà, ad un tasso annuo di 578,55.

Passiamo ad esaminare la situazione attinente all’affidamento in prova al servizio sociale.

Tab. 48 - Provvedimenti relativi all’affidamento in prova

al servizio sociale: 1983-1991

Anno

Presentate

Respinte

Concesse

Revocate

1983

2.514

1.284

1.230

103

1984

3.197

1.760

1.437

171

1985

4.145

2.197

1.948

150

1986

6.701

3.284

3.417

245

1987

4.689

3.005

1.648

172

1988

6.402

4.014

2.388

222

1989

8.330

5.366

2.964

267

1990

9.647

6.735

2.912

302

1991

9.623

7.301

2.322

277

Totale va

55.248

35486

20.296

1.909

Totale %

100

64,3

36,7

 

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Il volume complessivo della domanda va costantemente crescendo: dal minimo di 2.514 del 1983 al massimo di 9.623 del 1991. La crescita in valore assoluto è di 7.109 unità, pari al 282,77%, ad un tasso annuo del 31,41%.

Egualmente costante è l’incremento dei provvedimenti di rigetto che dal valore di 1.284 del 1983 si elevano fino a raggiungere le 7.301 unità del 1991. L’incremento in valore assoluto corrisponde a 6.017 unità, pari al 468,61%, ad un tasso annuo del 52,06%! Come si vede, il saggio generale di crescita dei provvedimento di rigetto delle istanze di affidamento in prova procede ad un ritmo più veloce del saggio di crescita del volume complessivo della domanda: il 468,61% contro il 282,77%. Il tasso di crescita annua del volume complessiva della domanda è pari al 31,41%; mentre quello dei provvedimenti di rigetto, del 52,06%.

Conseguentemente, il ritmo di crescita delle concessioni dell’af-fidamento in prova risulta essere assai più modesto. Si parte dalle 1.230 concessioni del 1983, per arrivare alle 2.322 del 1991, con punte di 3.417 (1986) e 2.964 (1989). La crescita complessiva è di 1.092 unità, pari all’88,78%, ad un tasso annuo del 9,86%. Cosicché, mentre i rigetti costituiscono ben il 64,3%, le concessioni si attestano al valore nettamente inferiore del 36,7%.

Passiamo ad illustrare il quadro relativo alla detenzione domiciliare.

Tab. 49 - Provvedimenti relativi alla detenzione domiciliare:

1987-1991

Anno

Presentate

Respinte

Concesse

1987

1.247

869

378

1988

2.088

1.509

579

1989

2.946

2.111

835

1990

2.461

1.971

490

1991

1.897

1.551

346

Totale va

10.639

8.011

2.628

Totale %

100

75,3

24,7

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Il volume della domanda va decalando nell’ultimo biennio, passando da 2.946 del 1989 a 1.897 nel 1991. Anche in questo caso, la percentuale dei provvvedimenti di rigetto sopravanza di gran lunga quella dei provvedimenti di concesione: il 75,3% contro il 24,7. La percentuale dei rigetti supera, addirittura, quella fatta registrare nel caso della semilibertà (40,3%) e in quello dell’affida-mento in prova (64,3%).

Allo scopo di delimitare, a titolo orientativo, l’incidenza reale delle misure socializzanti, possiamo riportare in schema i valori concernente le concessioni della semilibertà, l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare, comparandoli con il numero dei detenuti annualmente presenti.

 

Tab. 50 - Concessioni semilibertà, affidamento,

detenzione domiciliare: 1987-1991

Anno

Semili-bertà

Affida.

in prova

Detenz.

domicilio

Totale

Detenuti

presenti

% sui presenti

1987

3.415

1.648

378

5.441

31.773

17,12

1988

3.779

2.388

579

6.746

31.382

21,49

1989

4.134

2.964

835

7.933

30.860

25,70

1990

2.583

2.912

490

5.985

25.931

23,08

1991

1.594

2.322

346

4.262

35469

12,01

Totale

15.505

12.234

2.628

30.367

 

 

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Non abbiamo qui inserito il lavoro esterno, per il fatto che esso si è rivelato essere un istituto ombra, esistente quasi esclusivamente sulla carta. Come abbiamo visto nella tab. 45, al 30 giugno 1992, i detenuti ammessi al lavoro esterno sono soltanto 99; vale a dire che, su una popolazione detenuta di 44.108 unità, rappresentano l’irrisoria percentuale dello 0,22%.

Sotto l’urto della "legge Gozzini", il campo di esercizio della flessibilità della pena, incardinato in larga parte sulle misure socializzanti prima passate in rassegna, si va allargando. Conosce una crescita costante dal 1987 al 1989, passando dal 17,12% al 25,70%. Valori, questi, che non sono rilevanti in assoluto, ma che, comunque, testimoniano una tendenza e una volontà di alleggerire le funzioni custodiali del carcere.

Nel 1990, la percentuale si abbassa dal 25,70% al 23,08%. Nel 1991, la percentuale crolla in linea verticale, scendendo al 12,01%. Se si considera che il valore del 1991 è inferiore a quello del 1987, ben si comprende come la lieve opera di dimagrimento delle funzioni custodiali avvenuta nella fase precedente venga bruscamente interrotta e mutata di segno. Nel 1991 il campo di azione delle funzioni cuatodiali è ben più profondo e largo a confronto di quanto non lo fosse nel 1987. In un solo quinquennio, reperiamo in azione lo scontro tra una tendenza che accenna a un timido processo di flessibilizzazione della pena e una controtendenza che eleva e irrigidisce le soglie di custodialità e segregazione.

I processi di controtendenza appena esemplificati sono ancora più visibili, ove si passi ad esaminare il quadro relativo ai permessi e ai permessi-premio.

Tab. 51 - Permessi e permessi-premio:

1983-1991

 

Permessi

Permessi-premio

Anno

Richieste

Respinte

Concesse

Richieste

Respinte

Concesse

1983 v a

16.565

10.116

6.449

 

 

 

%

100

61,1

38,9

 

 

 

1984 v a

19.869

12.065

7.804

 

 

 

%

100

60,7

39,3

 

 

 

1985 v a

23.074

14.363

8.711

 

 

 

%

100

62,2

37,8

 

 

 

1986 v a

30.901

17.235

13.666

 

 

 

%

100

55,8

44,2

 

 

 

1987 v a

3.117

1.557

1.560

43.711

15.036

28.675

%

100

49,9

50,1

100

34,4

65,6

1988 v a

3.447

1.555

1.892

53.546

16.653

36.893

%

100

44,6

54,4

100

31,1

68,9

1989 v a

5.202

2.421

2.781

63.012

21.096

41.916

%

100

46,5

53,5

100

33,5

66,5

1990 v a

5.486

2.715

2.771

58.746

24.635

34.111

%

100

49,5

50,5

100

41,9

58,1

1991 v a

3.903

2.010

1.893

38.107

19.498

18.609

%

100

51,5

48,5

100

51,2

48,8

Fonte: Elaborazione su dati DAP, Libro bianco, cit.

Fino al 1986, il volume complessivo delle richieste di permesso aumenta in maniera sensibile: passa da 15.565 unità a 30.901, con un incremento di 14.336 unità, pari all’86,5%, ad un tasso annuo del 21,6%. Su una linea di incremento si pongono anche i provvedimenti di rigetto dei permessi: passano da un valore di 10.116 del 1983 a 17.235 del 1986, con un incremento di 7.119 unità, par al 70,37%. Anche i provvedimenti di concessione dei permessi vanno incrementandosi; e lo fanno in misura maggiore rispetto ai provvedimenti di rigetto, seppure questi siano annualmente superiori in linea costante. Le concessioni passano da 6.449 del 1983 a 13.666 del 1986, con un aumento di 7.217 unità, pari al 111,9%, ad un tasso annuo del 27,95%. Considerando il volume complessivo della domanda/offerta in relazione al periodo 1983-1986, si ha la seguente situazione:

Tab. 52 - Permessi: 1983-1986

 

Permessi

Anno

Richieste

Respinte

Concesse

1983 v. a.

16.565

10.116

6.449

%

100

61,1

38,9

1984 v. a.

19.869

12.065

7.804

%

100

60,7

39,3

1985 v .a.

23.074

14.363

8.711

%

100

62,2

37,8

1986 v. a.

30.901

17.235

13.666

%

100

55,8

44,2

TOTALE v.a.

90.396

53.779

36.630

%

100

59,5

40,5

Pur a fronte di una crescita in valore assoluto (e in linea percentuale, fino al al 1984) delle concessioni, i provvedimenti di rigetto dei permessi continuano ad essere nettamente superiori ai provvedimenti di concessione: il 59,5% contro il 40,5%.

Dal 1987 in avanti, gran parte della domanda di permessi viene dirottata verso la richiesta dei permessi-premio, istituiti nell’ottobre del 1986 dalla "legge Gozzini". Ciò spiega il subitaneo decalaggio della richiesta di permessi che, nella nuova situazione determinatasi, va prevalentemente orientandosi verso i permessi-premio.

In una prima fase, la percentuale di accoglimento delle istanze dei permessi-premio supera in maniera consistente quella di rigetto:

1) nel 198, la percentuale delle concessioni è del 65,6%; quella dei rigetti, del 34,4%;

2) nel 1988, la percentuale delle concessione si eleva ancora, fino a raggiungere il 68%,9%; quella dei rigetti si attesta al 31,1%;

3) nel 1989 si inverte la tendenza: la percentuale delle concessioni, pur restando relativamente prevalente, scende al 66,55; quella dei rigetti si alza al 33,5%;

4) nel 1990 il movimento di controtendenza si approfondisce: la percentuale delle concessioni si abbassa al 58,1%; quella dei rigetti si eleva al 41,9%;

5) nel 1991 quella che era una controtendenza si fa tendenza negativa: i provvedimenti di rigetto superano quelli di concessione: il 51,2% contro il 48,8%.

Mancano i dati completi del 1992 e 1993; ma, dalle indicazioni che si hanno in proposito, si ha la sensazione netta che il numero dei provvedimento di concessione dei permessi premio sia andato decalando in lnea verticale, mentre, per converso, si è andato dilatando in maniera abnorme quello relativo ai rigetti.

Esaminando la tab. 51, si può osservare che, invece, è andata aumentando la percentuale delle concessioni dei permessi: dal 44,2% del 1986 è andata salendo al 48,5% del 1991, dopo aver toccato le punte del 54,4% (1988) e 53,5% (1989). In concomitanza dell’espansione della domanda/offerta dei permessi-premio (1987-1989), si è espansa anche l’offerta dei permessi, pur a fronte del decremento della domanda che, dalle 30.901 unità del 1986, cala alle 5.202 del 1989, per scendere ancora a 3.903 nel 1991.

Considerando il volume complessivo della domanda/offerta dei permessi-premio il quadro è il seguente.

Tab. 53 - Permessi-premio: 1987-1991

 

Permessi-premio

Anno

Richieste

Respinte

Concesse

1987 v. a.

43.711

15.036

28.675

%

100

34,4

65,6

1988 v. a.

53.546

16.653

36.893

%

100

31,1

68,9

1989 v .a.

63.012

21.096

41.916

%

100

33,5

66,5

1990 v. a.

58.746

24.635

34.111

%

100

41,9

58,1

1991 v. a.

38.107

19.498

18.609

%

100

51,2

48,8

TOTALE v.a.

257.122

96.918

160.204

%

100

37,7

62,3

Della "legge Gozzini" l’istituto, certo, più impiegato sono stati i permessi-premio, i quali, in una prima fase, hanno avuto una incidenza rilevante.

La progressiva compressione degli spazi di flessibilità creati dalla legge è direttamente misurata dalla contrazione delle concessioni dei permessi-premio che, dalla punta massima del 68,9% del 1988, calano al 48,8% del 1991, con una perdita di 20 punti di percentuale in un solo triennio!

Bloccando, per un momento, l’indagine al 1988, rileviamo che:

1) il volume complessivo della domanda è pari a 97.257 unità;

2) la quantità dei provvedimenti di rigetti ammonta a 31.268 unità, per una percentuale del 32,6%;

3) la quantità dei provvedimenti di concessione è pari a 65.568, per una percentuale del 67,4%.

Considerando, invece, il volume complessivo dell’intera serie storica 1987-1991:

1) i provvedimenti di rigetto ammontano a 96.918, per una percentuale del 37,3%; vale a dire, ben 4,7 punti in più a confronto del 1988;

2) i provvedimenti di concessione ammontano a 160.204, per una percentuale del 62,3%; vale a dire, 5,1 punti in meno a confronto del 1988.

L’andamento evolutivo dei permessi e dei permessi-premio conferma:

1) lo spazio ridotto assegnato, in generale, ai criteri di flessibilizzazione della pena;

2) la progressiva contrazione, in particolare, di questo "spazio limite", sotto la pressione crescente degli imperativi della sicurezza e della neutralizzazione.

7. In breve per concludere: dal 1994 al 1997

Il progressivo peggioramento della situazione dei detenuti illustrato nelle tabelle precedenti subisce un’ulteriore accelerazione nell’ultimo quadriennio.

Partiamo col considerare, il numero ufficiale dei suicidi, dei tentati suicidi e degli episodi di autolesionismo registrato nel 1994.

Tab. 54 - Suicidi, tentati suicidi ed episodi di autolesionismo: 1994-1995-1997

 

1994

1995

1997

gen-giugno

Suicidi

 

50

27

Tentati suicidi

639

 

 

Episodi di autolesionismo

4.763

 

 

Fonti: Varie

Continuiamo, col fornire le cifre relative all’incremento della popolazione detenuta nel biennio 1996-1997.

Tab. 55 - Variazione popolazione detenuta: 1996-1997

 

31 dicembre 1996

15 febbraio 1997

 

 

 

Popolazione detenuta

47.386

49.133

Fonte: Ovidio Bompressi, Il popolo delle carceri, "il manifesto", 6/6/1997.

La situazione e l’incidenza della presenza dei detenuti sieropo-sitivi si sono aggravate a seguito della sentenza della Corte costitu-zionale del 18/10/1995, con la quale viene abrogato il principio di incompatibilità tra Aids e carcere, sancito dalla legge n. 222 del 14 luglio 1993.

Più in generale, le situazioni igienico-sanitarie sono drammaticamente peggiorate, al punto che nella primavera del 1997 al Convegno nazionale dei medici penitenziari, il presidente dell’Associa-zione, dott. F. Cerando, si è rivolto al Presidente della repubblica, denunciando le "preoccupanti condizioni di sovraffollamento, di promiscuità e di miseria, con 50 mila detenuti ammassati in 200 istituti abilitati a contenerne 32mila".

In proposito, riconduciamo in schema alcuni indicatori espli-cativi.

Tab. 56 - Alcuni indicatori sanitari:

1996-1997

 

 

Casi di Tbc*

260

Casi di epatite C*

8.500

Farmacodipendenti (per disturbi psichici)*

oltre 15.000

Presidi tossicodipendenze in carcere soppressi*

34

Presidi tossicodipendenze ridimensionati del 50%*

in 76 istituti

Percentuale dei detenuti tossicodipendenti**

30%

 

 

* al dicembre 1996

** primavera 1997

 

Fonte: Ovidio Bompressi, Il popolo delle carceri, cit.; Antigone, 1997.

Appare con evidenza che, con il trascorrere del tempo, in car-cere a forte rischio è la vita stessa dei detenuti. Quando si parla di sovraffollamento e di condizioni igienico-sanitarie, si parla del "pe-ricolo di vita" che il carcere rappresenta, senza che in causa qui siano direttamente richiamati i casi di tortura e l’uso di mezzi di costrizione fisica, a cui ancor oggi si ricorre contro i reclusi.

Di questo pericolo si era reso già conto il Comitato europeo contro la tortura e per la prevenzione dei trattamenti inumani e degradanti (CPT) nelle sue ispezioni alle carceri italiane del 1992. Quel "Rapporto" è stato reso pubblico soltanto tre anni dopo.

Due successive ispezioni del CPT (ottobre 1995 e dicembre 1996) non sono state ancora rese pubbliche dal governo italiano. È possibile farsi un quadro delle risultanze delle ispezioni da alcuni stralci del Rapporto, pubblicati dalla rivista "Fuoriluogo".

Il Comitato Europeo lamenta la mancata applicazione delle rac-comandazioni rivolte al governo italiano a seguito delle ispezioni del 1992, in ordine alle condizioni di detenzione registrate negli istituti sottoposti a ispezioni. Ma citiamo per esteso:

Le condizioni di detenzioni osservate dal CPT, durante la sua prima visita alla C.C. di Milano S. Vittore nel marzo 1992 (sovraffollamento, scarsa igiene, penuria di attività), erano state considerate state considerate dal Comitato equivalenti ad un trattamento inumano e degradante. Il CPT ha segnalato che la situazione richiedeva misure urgenti ed ha formulato un certo numero di Raccomendazioni volte a porre rimedio a questa situazione. Il CPT deve purtroppo constatare che, in questo Istituto, nell’ottobre 195, sotto certi aspetti, la situazione si era addirittura deteriorata rispetto a quella osservata nel 1992. …

Il CPT aveva parimenti raccomandato che venisse concepito e attuato con risolutezza un programma di ristrutturazione approdondito dell’insieme dei locali della C.C. di San Vittore, nonché venissero adottati provvedimenti immediati per quanto concerne la manutenzione dei sanitari e delle docce … Nel corso della visita, la Delegazione ha constatato che non era stato attuato nessun programma di rinnovamento …

La situazione di grave sovraffollamento esistente alla C.C. di Catania e a Poggioreale di Napoli fa intendere che il trend è sfortunatamente nazionale …

Il CPT desidera ricordare che l’obiettivo dovrebbe essere quello di assicurare ai detenuti la possibilità di trascorrere una ragionevole parte della giornata (8 ore o più) fuori dalle loro celle, occupati in attività motivanti di varia natura (lavoro, preferibilmente avente valore di formazione professionale, istruzione, sport, attività di tempo libero e socializzazione).

Esiti non migliori (anzi) avranno le ispezione del 1996.

Ci sembra che la "geografia" del sistema penitenziario italiano che abbiamo disegnato confermi in pieno le considerazioni che abbiamo svolto nei capitoli che precedono il presente; ai quali rin-viamo, per una lettura più cogente dei profili empirici che siamo venuti qui proponendo.

Note